OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il Consiglio di Stato mette fuori gioco la Lega e anche altre tre liste civiche che sostenevano Catello Maresca. Un tonfo. Ufficiali le sentenze che escludono la lista del Carroccio Prima Napoli e le civiche Maresca sindaco e Catello Maresca, dopo la già decisa bocciatura della lista animalista voluta dall'ex pm Movimento 4 zampe. Essendo assai simili i fondamenti giuridici di tutti i ricorsi depositati dal centrodestra non c'erano molte speranze. Stavolta si tratta di sentenze inappellabili, non c'è più nulla da fare per l'ex pm che ora potrà avere al suo attivo solo il sostegno di sette liste rispetto alle undici inizialmente presentate. Dopo la bocciatura da parte del Tar, diventa quindi sentenza definitiva quella del Consiglio di Stato di non ammissione alla competizione per il Consiglio comunale della lista patrocinata da Salvini Prima Napoli.
Fa notizia l'esclusione della lista leghista, una doccia fredda per le mire espansionistiche del segretario del Carroccio che nella capitale del Mezzogiorno aveva tanto puntato per fare della Lega un partito nazionale. Un'ecatombe per il centrodestra che si è visto sforbiciare dalla più alta corte della giustizia amministrativa anche diversi elenchi collegati ai candidati delle Municipalità. A conti fatti si tratta di un centinaio di candidati (e probabilmente migliaia di voti) al Consiglio comunale e centinaia di nomi espunti tra gli aspiranti ai parlamentini cittadini. Una disfatta su tutta la linea per chi contava di poter far valere le proprie ragioni dinanzi al Consiglio di Stato, ma i ricorsi presentati dagli avvocati Antonio Sasso, Enrico Soprano e Federico Freni hanno visto alzare il muro da parte del Consiglio di Stato. Il presidente del Collegio Diego Sabatino e l'estensore della sentenza Giovanni Sabbato hanno confermato l'impianto argomentativo dei giudici del Tar. Gli appelli sono stati giudicati infondati.
Al di là di tutte le altre carenze documentali i giudici hanno motivato la bocciatura della lista Prima Napoli soprattutto per la mancanza del contrassegno elettorale. «É obbligatoria - hanno scritto i magistrati del Consiglio di Stato - la presentazione di un contrassegno di lista, anche figurato.
«Accetteremo il verdetto - ha spiegato Maresca - perché le sentenze si rispettano», precisazione necessaria dopo lo scontro con l'Anm. «Qualunque esclusione - ha continuato l'ex pm - ci danneggia, ma noi andiamo avanti con le nostre idee perché siamo convinti che con i nostri progetti immediatamente finanziabili possiamo cambiare Napoli». Parlano invece di furto i coordinatori regionale e cittadino del Carroccio, Valentino Grant e Severino Nappi, con un amaro commento. «Brutta notizia per Napoli e per la democrazia. Migliaia di napoletani sono stati derubati dalla possibilità di scegliere il cambiamento. Da oggi pancia a terra per sostenere i nostri candidati presidente sulla Prima, Quarta, Quinta e Sesta Municipalità. Siamo regolarmente in corsa con le liste sulla Quinta e sulla Sesta. Non perdiamo entusiasmo. Noi siamo il vero motore per il cambiamento».
A nulla è quindi valso per la Lega produrre documenti su documenti anche per giustificare il ritardo con il quale erano state presentate le liste. Nel fascicolo ci erano finite anche le foto di due orologi ubicati negli uffici comunali che riportavano due orari differenti. Si era invocato una sorta di Var - come nel calcio - per verificare l'orario esatto di deposito delle liste, ma non era quello il problema principale. E ora si prospetta un terremoto nel centrodestra e, soprattutto, in casa Lega.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino