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«Farò il presidente della Camera fino a fine legislatura» così Roberto Fico sembra sfilarsi dalla corsa alla candidatura a sindaco di Napoli. Si tira fuori la terza carica dello Stato, esponente del M5S - almeno a oggi perché in politica vale sempre il mai dire mai - e in questo senso non è da sottovalutare nemmeno il pressing del sindaco Luigi de Magistris: «Con lui un accordo lo faremmo» dice l'ex pm. Cosa sta succedendo, dunque, dopo le parole di Fico? Nel campo del centrosinistra allargato ai pentastellati si potrebbe immaginare che a questo punto le resistenze alla candidatura di Gaetano Manfredi (in quota Pd) possano cadere. E invece le cose non stanno esattamente così. «L'ex rettore - fanno sapere fonti a lui vicine - deciderà entro questa settimana».
Si prende altro tempo Manfredi, ma prima di approfondire vanno registrate scosse telluriche tra i pentastellati. Fico eventualmente fuori dalla contesa, non significa che il Movimento smetta di inseguire la possibilità di piazzare a Napoli un suo candidato. Del resto Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri e uno dei capi del Movimento, ha lasciato trapelare il suo interesse per Napoli ben prima dell'annuncio di Fico. Strategia? Tattica? Sicuramente c'è anche questo, però è un fatto politico che i grillini prima di stendere i tappeti rossi a un candidato non di loro provenienza la partita se la continueranno a giocare. Nella consapevolezza che il loro capo Giuseppe Conte punta su Napoli per lanciare l'alleanza giallorossa in vista delle politiche, ma anche che alla fine potrebbe finire come a Roma, Milano e Torino dove assieme si andrà solo al turno di ballottaggio.
Il duello con i dem è reale anche se tutti ufficialmente gettano acqua sul fuoco. Perché il timore di andare divisi cresce e in questo caso i dem farebbero le loro primarie e i grillini piazzerebbero il loro candidato. Nella coalizione di centrosinistra gli ambientalisti di Europa Verde non fanno sconti: «La pazienza ha un limite. Vanno ascoltate tutte le forze della coalizione e l'unico modo per trovare un accordo sono le primarie» dichiara Fiorella Zabatta, componente dell'esecutivo nazionale dei Verdi e delegata al tavolo del centrosinistra. Sulla stessa linea ci sono anche i renziani di Iv che hanno già il candidato, si tratta di Gennaro Migliore. E altre forze le chiedono da molto prima che iniziasse la manfrina intorno al nome di Manfredi. Il quale dopo il vertice di domenica - come sanno i lettori de Il Mattino - con i parlamentari del Pd e del M5S dove ha ribadito l'insufficienza degli strumenti finanziari messi in campo dal Governo per rilanciare il Comune, ribadisce la stessa linea.
Prende tempo Manfredi, ma questa volta l'ultimatum lo lancia anche lui, si deve chiudere in questa settimana e chiede un «intervento legislativo, un atto concreto, un mossa del Parlamento» che possa garantirgli quello che serve per abbattere il debito da 5 miliardi e consentire a chi indosserà la fascia tricolore di fare il sindaco e non il commissario liquidatore.
Sul passo di lato di Manfredi è cauto: «Siamo in uno strano Paese - dice - dove i Comuni grandi hanno enormi responsabilità verso i cittadini, ma poi hanno pochissimi strumenti con i quali operare. Mi pare che ci siano state già risposte positive, altre dovranno venire, ma la strada che porta a Manfredi è percorribile». Oddati poi conclude: «Spero accetti la sfida, ma se così non fosse si avvierà la ricerca per trovare un candidato che metta tutti d'accordo. Bisogna fare relativamente in fretta, i tempi non sono lunghissimi. Nei prossimi giorni il nodo andrà sciolto».
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