Semidistrutte, illeggibili, mangiate dai topi e dalla muffa. Sono migliaia le pratiche per l’assistenza ai bisognosi che stanno marcendo nell’archivio degli uffici...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sede del Welfare di via Tommasi, al centro storico, sorge in un palazzo di tre piani, aperto al pubblico un giorno a settimana, dove lavorano una trentina di dipendenti. Nelle scorse settimane l’edificio è stato colpito da un fulmine che ha mandato in tilt computer e rete Lan. Da qui, la visita dei tecnici comunali del Servizio Politiche di Inclusione, Area Prevenzione e Protezione, sollecitata dalla Cisl Fp, con la partecipazione dei rappresentanti della sicurezza dei dipendenti, gli Rls Vincenzo Amendola, Pasquale Della Femina e Michele Paolocci. «Sulla sicurezza degli immobili comunali stiamo scrivendo un libro bianco – spiega Agostino Anselmi (Cisl Fp) – L’Ente intervenga per garantire l’incolumità dei dipendenti. Dalle foto del sopralluogo si evince che le condizioni dei documenti in archivio sono pessime. Diversi faldoni sono andati in malora, non si riescono più a decifrare e a leggere. Lì dentro ci sono le pratiche dell’assistenza agli anziani, dei lavori e dei progetti sociali per milioni di euro. Documenti ancora in corso di validità. E tra i dipendenti si vocifera che ci siano anche dei vecchi faldoni del Giudice di Pace, che occupava l’edificio in passato, prima che il Comune vi trasferisse i suoi uffici da via Amato Montecassino a Materdei. Intanto, nell’archivio non c’e alcun impianto antincendio automatico specifico per il materiale cartaceo. Mentre gli estintori installati sono scaduti e scarichi. Se dovessero divampare le fiamme, non brucerebbe solo l’archivio, ma sarebbe in pericolo tutto il palazzo».
Una situazione difficile, descritta nel verbale dei tecnici. Tra i problemi riscontrati, «la presenza diffusa di fessurazioni nelle pareti e nelle volte. Infiltrazioni provenienti dal terrazzo di copertura. Pluviali otturate che creano allagamenti quando piove. Distacchi di calcinacci dai cornicioni del cortile interno, precipitati sulle aree esterne del palazzo. Mentre sono visibili numerosi segni di altre lesioni negli intonaci esterni. Spaccato longitudinalmente anche il pavimento dell’archivio del piano ammezzato, mentre si è riscontrato che alcuni vetrini di ispezione, già installati alle pareti, sono spezzati, e si ipotizza un carico eccessivo sul solaio». Le lampade dei corridoi, poi, «sono fissate con fascette fermacavo». «Fuori servizio» anche alcuni termosifoni, mentre altri presentano perdite. Tanto che i lavoratori sono costretti d’inverno a portarsi le stufe elettriche. Del tutto assenti, invece, i condizionatori. A completare il quadro, il «cortile interno è transennato sia a causa delle cadute di calcinacci in passato, sia per la presenza di una parete confinante che versa in precarie condizioni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino