Da lunedì - in attesa di un nuovo atto di indirizzo che regoli lo smart working fino al 31 dicembre - i comunali dovranno rientrare in ufficio. Questo il senso della...
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Cosa prevede il protocollo di rientro dei lavoratori del pubblico in sede firmato a livello nazionale il 24 scorso da Cgil, Cisl e Uil? «Le amministrazioni pubbliche si impegnano a garantire ai loro dipendenti appropriati dispositivi di protezione individuale, come le mascherine chirurgiche, qualora non sia possibile assicurare un adeguato distanziamento e ci si ritrovi a svolgere attività in presenza o in spazi condivisi. Dove possibile garantire l'utilizzo di barriere separatorie. E per chi ha contatti col pubblico potrà essere previsto l'impiego di visiere». Ma non è finita qui. Nel protocollo «È prevista la rilevazione della temperatura corporea del personale interno e dell'utenza esterna, all'ingresso dei luoghi di lavoro pubblici. Tramite idonea strumentazione che garantisca l'adeguato distanziamento interpersonale, come i termoscanner. Inoltre, le amministrazioni, ove utilizzino strumentazione che richieda l'impiego di operatori per la rilevazione della temperatura, possono anche ricorrere, nei limiti delle risorse a legislazione vigente, a convenzioni stipulate con associazioni di volontariato». Nella sostanza stop agli accessi sopra i 37,5 gradi. E novità sono state inserite anche sugli orari di lavoro e di apertura al pubblico, che diventano più flessibili: «La modalità di interlocuzione viene programmata con l'utenza, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza per evitare assembramenti; misure di controllo per garantire il distanziamento interpersonale durante le attività». Un punto quest'ultimo cogente visto che i comunali lamentano che i turni a oggi sono stati allungati fino a 10 ore consecutive proprio perché manca il personale. In uffici sotto pressione come gli obitori e i centri di accoglienza le cose - seconde Cisl, Uil e Csa - starebbero in questo modo.
E così in Comune si fanno un po' di conti e torna a circolare una determina dirigenziale dal valore di 1 milione e 253mila euro - più iva che è di 275mila euro - perché «l'Ente deve, con estrema urgenza, fornire al personale tecnico e amministrativo adeguati dispositivi di protezione individuale per l'espletamento dell'attività lavorativa, anche al fine di consentire il graduale rientro in sicurezza nei luoghi di lavoro con il passaggio dal lavoro agile al lavoro in presenza; che il valore complessivo dell'appalto, per 500 sedi comunali e circa 3500 dipendenti è di un milione e 253mila euro che i Dpi richiesti dovranno essere forniti per tutta la durata del periodo emergenziale, attualmente fissato al 31 luglio 2020, salvo eventuale proroghe». Si tratta di disinfettanti, dispensatori di gel termoscanner fissi e termometri a infrarossi, ma soprattutto di mascherine, che da sole si mangiano circa 880mila euro dell'appalto. La scadenza del bando di gara era fissata per l'8 giugno. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino