Comune di Napoli, stop allo smart working e dipendenti in rivolta

Comune di Napoli, stop allo smart working e dipendenti in rivolta
di Luigi Roano
Mercoledì 29 Luglio 2020, 09:50
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Da lunedì - in attesa di un nuovo atto di indirizzo che regoli lo smart working fino al 31 dicembre - i comunali dovranno rientrare in ufficio. Questo il senso della direttiva emanata dal vicesindaco e assessore al bilancio Enrico Panini e indirizzata ai dipendenti di Palazzo San Giacomo. Che non l'hanno presa esattamente bene, anzi, ci avevano preso gusto a praticare il «lavoro agile» tanto che anche la perdita del ticket mensa alla fine non ha pesato più di tanto pur di lavorare tra le mura di casa. In campo sono scesi i sindacati - non certo per difendere i gusti dei lavoratori - ma perché Cisl, Uil, Csa e anche la Cgil sul protocollo sicurezza da applicare ci vogliono vedere chiaro. «Sarà impossibile - racconta Agostino Anselmi - far rispettare il distanziamento perchè in tanti uffici la presenza sarà massiccia, dagli 8 ai 15 dipendenti. Poi mancano i dispositivi di sicurezza, dalle mascherine al gel sanificante. Da quando è iniziata la pandemia i lavoratori del Comune hanno avuto solo due mascherine a settimana di quelle non lavabili...». Tant'è sono circa 3000 i comunali che sulla carta dovrebbero rientrare in sede lunedì, in realtà molti di questi si metteranno subito in ferie si calcola almeno la metà. La mossa del Comune di fermare lo smart working - in questa ottica - è stata fatta per evitare uno svuotamento eccessivo degli uffici soprattutto nelle Municipalità e garantire ai cittadini i servizi essenziali. Una mossa - tuttavia - che non è stata azzeccata nei tempi se si considera che giusto ieri il premier Giuseppe Conte ha discusso in Parlamento la proroga dello stato d'emergenza causa Covid fino a ottobre.

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Cosa prevede il protocollo di rientro dei lavoratori del pubblico in sede firmato a livello nazionale il 24 scorso da Cgil, Cisl e Uil? «Le amministrazioni pubbliche si impegnano a garantire ai loro dipendenti appropriati dispositivi di protezione individuale, come le mascherine chirurgiche, qualora non sia possibile assicurare un adeguato distanziamento e ci si ritrovi a svolgere attività in presenza o in spazi condivisi. Dove possibile garantire l'utilizzo di barriere separatorie. E per chi ha contatti col pubblico potrà essere previsto l'impiego di visiere». Ma non è finita qui. Nel protocollo «È prevista la rilevazione della temperatura corporea del personale interno e dell'utenza esterna, all'ingresso dei luoghi di lavoro pubblici. Tramite idonea strumentazione che garantisca l'adeguato distanziamento interpersonale, come i termoscanner. Inoltre, le amministrazioni, ove utilizzino strumentazione che richieda l'impiego di operatori per la rilevazione della temperatura, possono anche ricorrere, nei limiti delle risorse a legislazione vigente, a convenzioni stipulate con associazioni di volontariato». Nella sostanza stop agli accessi sopra i 37,5 gradi. E novità sono state inserite anche sugli orari di lavoro e di apertura al pubblico, che diventano più flessibili: «La modalità di interlocuzione viene programmata con l'utenza, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza per evitare assembramenti; misure di controllo per garantire il distanziamento interpersonale durante le attività». Un punto quest'ultimo cogente visto che i comunali lamentano che i turni a oggi sono stati allungati fino a 10 ore consecutive proprio perché manca il personale. In uffici sotto pressione come gli obitori e i centri di accoglienza le cose - seconde Cisl, Uil e Csa - starebbero in questo modo.
 


E così in Comune si fanno un po' di conti e torna a circolare una determina dirigenziale dal valore di 1 milione e 253mila euro - più iva che è di 275mila euro - perché «l'Ente deve, con estrema urgenza, fornire al personale tecnico e amministrativo adeguati dispositivi di protezione individuale per l'espletamento dell'attività lavorativa, anche al fine di consentire il graduale rientro in sicurezza nei luoghi di lavoro con il passaggio dal lavoro agile al lavoro in presenza; che il valore complessivo dell'appalto, per 500 sedi comunali e circa 3500 dipendenti è di un milione e 253mila euro che i Dpi richiesti dovranno essere forniti per tutta la durata del periodo emergenziale, attualmente fissato al 31 luglio 2020, salvo eventuale proroghe».
Si tratta di disinfettanti, dispensatori di gel termoscanner fissi e termometri a infrarossi, ma soprattutto di mascherine, che da sole si mangiano circa 880mila euro dell'appalto. La scadenza del bando di gara era fissata per l'8 giugno.

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