Comune di Napoli, piano Pd-M5S: via i renziani dall'alleanza per il sindaco

Comune di Napoli, piano Pd-M5S: via i renziani dall'alleanza per il sindaco
Per le amministrative non è ancora il classico gioco dell'oca che ti obbliga a tornare al punto di partenza ma sicuramente è un fermo ai box. La crisi di...

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Per le amministrative non è ancora il classico gioco dell'oca che ti obbliga a tornare al punto di partenza ma sicuramente è un fermo ai box. La crisi di governo, certo, ha imposto uno stop alla discussione delle comunali nelle grandi città ma ora emerge anche il tema delle alleanze. Con la rottura traumatica tra Pd e Italia Viva, quest'ultima potrebbe essere condannata all'esclusione dal centrosinistra a trazione Pd-M5s. E, quindi, ora, prima che sul nome del candidato sindaco di Napoli occorre fare chiarezza sulla squadra. Scenario nuovo che verrà discusso alla fine della settimana nel vertice dei gruppi dirigenti del Pd (consiglieri regionali e parlamentari) convocato dal segretario napoletano democrat Marco Sarracino

Gli ultimi tre giorni sono stati concitati per il Pd riunitosi, nell'ordine, in una segreteria, un ufficio politico, un incontro con i segretari regionali e delle città metropolitane, un'assemblea dei deputati e, in ultimo, una direzione nazionale. E in tutte Zingaretti è stato categorico su una cosa: «L'inaffidabilità di Renzi» e il «no assoluto» a progetti comuni a partire da un nuovo tavolo del governo. Mai più assieme, insomma. Messaggi, chiari e reiterati, che le segreterie Pd delle grandi città al voto, a partire da Napoli, stanno interpretando come una rottura totale che dalla maggioranza di governo si declini anche sulle comunali. «In queste ore - spiega un parlamentare democrat - molti renziani stanno pressando per tornare nel Pd. Non possiamo rompere con Renzi a Roma e poi andare a braccetto alle comunali. I nostri non lo capirebbero e - aggiunge - c'è il rischio che in futuro anche localmente Italia viva ci tenga sulle spine pur se con numeri risicati». Anche perché nel frattempo Zingaretti rinsalda il patto con i grillini anche alle amministrative. 

«Il campo di forze progressiste ha ricominciato a vincere, ricorda ieri Zingaretti riferendosi alle ultime tornate regionali e amministrative. «Gli elettorati di centrosinistra e del M5s, che nel 2019 erano in totale contrapposizione, hanno cominciato ad avvicinarsi». Allo stesso modo i grillini rilanciano l'asse per il voto di maggio. Certo a Napoli il patto è già siglato ma ora vale anche altrove. «Un'alleanza con il Pd anche alle amministrative sarebbe una prospettiva seria che mi trova d'accordo», ha spiegato il ministro dello Sport Spadafora, subito rilanciato dal collega D'Incà (titolare dei Rapporti con il parlamento): «Credo che si possa fare anche a livello locale, sia nelle regioni sia nei comuni prossimi al voto. È una prospettiva che può essere interessante per il movimento Cinque Stelle».

Naturale, quindi, come il nodo del nome del candidato per palazzo San Giacomo venga messo per ora in secondo piano. Serve, anzitutto, chiarezza sulla squadra. A Napoli, infatti, i democrat non vogliono trovarsi con i renziani pronti a diventare una spina nel fianco. Sarebbe un altro problema in un quadro già complicato. Tra papabili nomi per Napoli per ora inchiodati alla squadra di governo e alla maggioranza (il presidente della Camera Fico e i ministri Amendola e Manfredi) e i due convitati di pietra: il governatore De Luca ansioso di proporre un nome suo e Antonio Bassolino deciso a scendere in campo ufficialmente già tra due-tre settimane. Uno scenario in movimento che si cercherà di focalizzare nel fine settimana nell'incontro tra la segreteria Pd di Napoli, consiglieri regionali e parlamentari. Anche se i piani di governo e delle comunali potrebbero anche essere diversi come a Benevento. Lì, l'altro giorno, Pd e M5s hanno stilato un patto di ferro per far fuori il sindaco Clemente Mastella al voto di maggio. Ma la moglie Sandra, senatrice del misto, non ha fatto un plissé: «Anche se Pd e M5s sono contro Clemente, io voterò la fiducia a Conte».

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Il Mattino