Rimpasto, de Magistris ci riprova «Voglio una giunta più politica»

Rimpasto, de Magistris ci riprova «Voglio una giunta più politica»
Doveva farsi a gennaio invece si farà a maggio il rimpasto di giunta e di molti altri pezzi del composito puzzle arancione che governa Palazzo San Giacomo. «Il...

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Doveva farsi a gennaio invece si farà a maggio il rimpasto di giunta e di molti altri pezzi del composito puzzle arancione che governa Palazzo San Giacomo. «Il rimpasto? Ci sto lavorando - racconta il sindaco Luigi de Magistris a Televomero nel consueto appuntamento a Lente di ingrandimento - Sto lavorando per trovare la migliore soluzione possibile per fare quel salto di qualità che ci serve per portare avanti la consiliatura in questi ultimi tre anni». Cosa intende per salto di qualità l'ex pm? È sempre lui a entrare nel dettaglio: «Abbiamo tre anni davanti a noi e tanti problemi da affrontare, voglio dare una connotazione più politica alla giunta per rendere più forte l'azione amministrativa». Eccolo il nocciolo della questione, che viene fuori - non a caso - alla viglia del congresso di demA previsto per fine maggio e soprattutto alla viglia delle missioni romane dove de Magistris tenterà di convincere il nuovo Parlamento e il futuro Governo a varare una legge speciale per quei comuni alle prese con il cosiddetto «debito storico».

 

Due appuntamenti ai quali il sindaco deve presentarsi per forza di cosa con qualche novità per spiegare come intende fare «il rilancio amministrativo» sul fronte dei servizi che oscillano tra il 6 meno e il 5. Prima di approfondire la questione rimpasto, riguardo al debito de Magistris ha rivelato che il premier Paolo Gentiloni «firmerà la transazione per debito con il Cr8 tra oggi e domani». Una firma molto attesa perché con questo accordo il Governo si accolla il 77% dello stesso che vale 85 milioni, e si sblocca il pignoramento delle casse comunali. La fumata bianca sarebbe arrivata martedì scorso al termine dell'ennesimo tavolo tecnico a Palazzo Chigi. Una carta da giocare anche a livello romano: se il debito lo riconosce lo Stato - il ragionamento che fanno a Palazzo San Giacomo - allora perché dobbiamo pagare noi la sanzione comminataci dalla Corte dei Conti?

Torniamo al rimpasto. Rafforzare politicamente la giunta può significare molte cose. La prima è che qualche assessore con un profilo - diciamo così - più tecnico potrebbe essere giunto al capolinea. L'assessora al Welfare Roberta Gaeta - ferocemente criticata anche dalle premiére dame della famiglia de Magistris - è uno di questi. Mario Calabrese, che ha la delega ai Trasporti e ai Lavori pubblici, la stessa veterana Annamaria Palmieri (Scuola) che dal primo giorno siede nella squadra di governo. Un ragionamento che potrebbe vedere coinvolto anche Nino Daniele (Cultura). Molto solida la sua azione amministrativa, basta vedere tutte le manifestazioni che ci sono in città per tutto l'anno, ma molto tiepida dal punto di vista politico, se la si analizza con occhiali rosso-arancioni. Rafforzare politicamente la giunta - e siamo alla seconda riflessione che potrebbe fare il sindaco - può essere un segnale verso assessori che hanno un colore ben marcato, come Maria D'Ambrosio dei Verdi, rivelatisi fino a oggi poco presenti sul fronte dell'azione amministrativa e ancora di meno per partecipazione politica. Visti i risicati numeri della maggioranza, de Magistris con i Verdi deve essere cauto. La sensazione è che il sindaco abbia la necessità di rafforzarsi su due fronti: a sinistra - per come è composta la maggioranza - e per recuperare le critiche che ha fatto a quell'area politica dopo il 4 marzo. In seconda battuta dare qualche soddisfazione alle aree movimentiste rappresentate in Consiglio comunale da Eleonora De Majo, Laura Bismuto, lo stesso Pietro Rinaldi. Già delusi dalla mancata discesa in campo di demA proprio alle Politiche. Difficile - tuttavia - toccare gli equilibri in Consiglio comunale perché a quel punto tutti nella maggioranza potrebbero chiedere «un riconoscimento». In questo contesto - va detto subito - nessuno può sentirsi intoccabile. A qualcuno de Magistris potrebbe chiedere di dedicarsi da vicino al suo movimento e il congresso di maggio in questo sarà chiarificatore. La cifra politica del momento è che l'ex pm ha la necessità di uscire dal cono d'ombra dentro al quale sono finiti tutti dopo il 4 marzo. La vittoria larga del M5S, che a Napoli come in tutta la regione è andato molto oltre il 50%, induce a guardare al futuro con minore ottimismo. De Magistris non potrà ricandidarsi a sindaco perché sarebbe il terzo mandato. Le due finestre sul futuro suo e del Movimento sono le Europee dell'anno prossimo e le Regionali del 2020. La prima sembra essere la chance più intrigante e sicura per continuare a fare politica a certi livelli soprattutto se si considera l'alleanza don Diem25 di Varoufakis. La seconda, quella 2020, vede l'ex pm, la cui collocazione è a sinistra, stretto tra la morsa trasversale dei pentastellati e quello che rimane del Pd. La sensazione è che il sindaco, se la situazione tra due anni sarà la stessa, il massimo che potrebbe ottenere è un seggio all'ente di Santa Lucia.
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Il Mattino