Scongiurato il dissesto, il Comune di Napoli si prepara a cambiare il piano delle dismissioni degli immobili e a salvare i gioielli di famiglia, a cominciare dalla sede del...
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Solo lo scorso marzo, il Municipio aveva inserito il Palazzo di via Verdi, sede del Consiglio comunale, nell'elenco dei beni da mettere sul mercato. Una decisione assunta per fare cassa e rispondere così alla sentenza della Corte dei Conti che aveva posto l'esigenza di aumentare le entrate. Nel paniere, c'erano anche altri 9 immobili, come l'Ippodromo di Agnano, l'ex mercato Ittico di via Duca degli Abruzzi, il castello Lamont Young alle rampe di Pizzofalcone e la vecchia Centrale del Latte, per un valore complessivo stimato in 88,5 milioni di euro da realizzare nel 2019. Ma la decisione dei giudici contabili romani, che hanno congelato il provvedimento dei colleghi napoletani dello scorso settembre, rinviando le carte alla Corte Costituzionale, ha rimesso tutto in discussione.
La decisione delle Sezioni Riunite ha aperto nuovi margini di azione per Palazzo San Giacomo, alle prese proprio in questi giorni con la manovra di assestamento di bilancio 2018 e le delibere propedeutiche, a cominciare da quelle sulla lotta all'evasione, con l'invio di migliaia di accertamenti e avvisi di pagamento per i tributi locali arretrati. Il Comune, in vista dell'esito del ricorso, conclusosi poi favorevolmente mercoledì, aveva preparato diversi scenari. A partire da quello più difficile, che prefigurava un possibile rigetto, con lo spettro anche del default. Negli ultimi mesi, una task force in seno agli uffici finanziari e di bilancio ha lavorato in sordina a un piano B, che avrebbe previsto misure lacrime e sangue. Sono stati passati al setaccio tutti i capitoli di spesa e di entrata. Un piano che però resterà nel cassetto, dato l'esito del ricorso. Da qui la necessità di aggiornare la manovra di bilancio che dovrebbe andare in Consiglio il 29 novembre. Lunedì pomeriggio è previsto un incontro con i consiglieri di maggioranza per illustrarne gli elementi principali. In queste ore, invece, la giunta è chiamata ad ultimare le approvazioni delle delibere collegate.
Intanto il Comune sta facendo ancora i conti con gli ingenti danni subiti dopo l'ondata di maltempo che ha devastato la città nei giorni scorsi. Ieri mattina il primo cittadino ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla tempesta del 29 ottobre, definita una sorta di «terremoto atmosferico», per i danni arrecati ad edifici, scuole e alberi, che ha provocato anche «il drammatico episodio della morte di uno studente». «Al fine di consentire il ripristino delle condizioni di sicurezza - scrive l'ex pm - è necessario che il Governo assicuri, in tempi rapidi, alla città di Napoli i mezzi finanziari e l'opportuna collaborazione, indispensabili a consentire, a tutela dei cittadini e dei turisti, il ripristino delle condizioni di sicurezza, che, nell'approssimarsi dell'inverno e, quindi, di un peggioramento delle condizioni atmosferiche, non possono essere assicurate da questo Comune, che ha messo in campo tutte le risorse umane e finanziarie disponibili, che però sono assolutamente insufficienti». Molti parchi cittadini sono ancora chiusi, danneggiate anche alcune strade. «L'eccezionale evento meteorologico - conclude il sindaco - ha interessato le alberature, molte delle quali, in particolare nelle zone collinari, sono state sradicate o rese precarie, danneggiato coperture e cornicioni degli edifici, pubblici e privati. Molte le scuole interessate».
Passata la nottata per il Comune, parte la carica dei sindacati. Uil e Cgil chiedono «l'immediata convocazione della delegazione trattante aziendale per riprendere le negoziazioni su ticket mensa, progressioni di carriera e assunzioni». Senza un accordo sul salario accessorio, sostiene la Uil, molti servizi non possono ripartire. Sulla stessa linea anche la Cisl Fp, che sottolinea l'esigenza di «riattivare il piano per le assunzioni delle educatrici, il pagamento dei premi di produttività 2018, e i riconoscimenti economici per assistenti sociali e ufficio entrate». «È finito il blocco della spesa - scrive il Csa - avanti tutta con l'acquisto ticket, la chiusura della contrattazione decentrata e lo scorrimento delle graduatorie». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino