Fari puntati della Procura della Corte dei Conti sul debito del Comune di Napoli. Si è aperto ieri il processo per oltre 71 milioni di euro che sarebbero rimasti...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ma i grattacapi per Palazzo San Giacomo non finiscono qui. È all’attenzione della Procura contabile, infatti, il fascicolo sullo sforamento del patto di stabilità del Comune di Napoli nel 2016, accertato dalla Sezione regionale di Controllo e confermato dalle Sezioni Riunite di Roma con la sentenza di marzo, che ha inflitto al Municipio una multa di 114 milioni di euro, relativi alla mancata approvazione di debiti fuori bilancio nel 2016, tra cui quelli del Cr8. Se non interverrà una norma speciale per Napoli, la cifra sarà trattenuta direttamente dallo Stato sui trasferimenti del cosiddetto fondo di solidarietà comunale dell’anno prossimo. Sotto osservazione della Corte dei Conti, quindi, c’è il rendiconto 2016, approvato a maggio dello scorso anno. Sulla vicenda, la giunta de Magistris ha avviato una campagna di protesta contro il “debito ingiusto”, anche in considerazione del fatto che un taglio di 100 milioni rischierebbe di impattare sui servizi essenziali. La norma attuale, poi, prevede multe molto più basse per i Comuni che sforano il patto (il 30%, contro il 100% comminato a Napoli secondo i principi del 2016).
Il caso del debito con l’Uta, ricostruito nell’atto di citazione, è diverso da quello del Cr8. Mentre per i debiti del post-terremoto, infatti, il Comune ha avviato recentemente una trattativa col Governo, per ripartire le quote di competenza. Nel caso dell’Uta, invece, erano già state sottoscritte delle convenzioni nel 2008 e nel 2012. Ma il Comune avrebbe pagato le rate fino al 2012, poi si sarebbe fermato. Nella seconda convenzione emersero debiti per 50,4 milioni per il periodo 2008-2009. Il Comune decise di iscrivere in bilancio in un primo momento solo 24 milioni, in quanto risultavano pendenti crediti verso l’Uta per 25,8 milioni (9 del Comune e 16,8 di Asìa). Ma quando l’Uta venne liquidata nel 2013, Palazzo San Giacomo non riuscì ad inserirsi nella massa passiva. A febbraio 2016, è arrivata l’ingiunzione di pagamento per 93 milioni, più altri 46,2 milioni tra interessi e penali. A luglio, il Tribunale di Napoli ha sospeso l’esecutività per i 26 milioni contestati dal Comune, confermando l’ingiunzione per gli altri 67,2 milioni. Nel 2017, l’amministrazione ha riconosciuto il debito. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino