Il vitalizio esce dalla porta e rientra dalla finestra. Succede nella tarda serata di sabato, quando sul tavolo della commissione Bilancio del Consiglio regionale,...
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La finta abolizione
Stando all’incipit dell’articolo 5 sembra che tutto fili liscio: «Al fine della ulteriore riduzione dei costi delle istituzioni regionali, del contenimento della spesa pubblica e della tutela delle finanze regionali, l’istituto dell’assegno vitalizio spettante ai consiglieri regionali è soppresso». Ma la precisazione è assolutamente pleonastica se si considera che la legge regionale numero 1 del 27 gennaio 2012 aveva disposto, in pieno clima da spending review (ricordate l’incubo spread?), che «a decorrere dalla X legislatura (cioè quella in corso, ndr) è soppresso l’istituto dell’assegno vitalizio spettante ai consiglieri regionali». In pratica si abolisce ciò che era già stato abolito. Eppure si sente il bisogno di precisarlo ugualmente, quasi per giocare d’anticipo e mettere, come si suol dire, le mani avanti.
Stesse regole dei deputati
Sì, perché subito dopo si stabilisce che il sistema previdenziale «è basato sul sistema di calcolo contributivo secondo la medesima disciplina prevista per i componenti della Camera dei deputati», mentre sempre la legge 1 del 2012 aveva equiparato il sistema previdenziale dei consiglieri regionali a quello dei dipendenti pubblici, non certo degli onorevoli. Se dunque la norma riceverà il via libera in aula la Regione sarà costretta a sborsare molti più soldi. Un’iniziativa che stride fortemente con la riduzione dei costi della politica annunciata pubblicamente dal governatore Vincenzo De Luca. Vediamo perché. Sempre all’articolo 5 si legge che «la quota di contributo a carico del consigliere regionale è pari all’8,80 per cento della base imponibile». Ma c’è anche una consistente quota di cui deve farsi carico il Consiglio regionale, che «è pari a 2,75 volte la quota a carico del beneficiario». Se dunque di piano pensionistico si tratta, è finanziato anche con ingenti risorse pubbliche.
Benefici estesi agli assessori
C’è, poi, un’altra novità, destinata a far discutere forse come o più di tutto il resto. Tali benefici, destinati ai consiglieri regionali, vengono infatti estesi anche «ai componenti della giunta regionale, ivi inclusi quelli che non rivestono la carica di consiglieri regionali». Ovvero gli assessori non eletti, ma nominati dal presidente della giunta. Che sono invece stati esclusi da sistemi previdenziali in quasi tutte le altre Regioni italiane.
La denuncia di Ciarambino
In commissione Bilancio il maxi-emendamento con all'interno questa sorta di vitalizio 2.0 è stato approvato a maggioranza, con i voti contrari di centrodestra e Movimento 5 Stelle.
Il Mattino