Coronavirus a Napoli, il piano per le cure a casa c'è ma l'assistenza domiciliare non parte

Coronavirus a Napoli, il piano per le cure a casa c'è ma l'assistenza domiciliare non parte
Il 118, i soccorsi in urgenza e i tamponi. I camper con i medici a bordo, chiamati a fare i test a domicilio nei casi sospetti dopo aver esaurito l'elenco dei guariti, da due...

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Il 118, i soccorsi in urgenza e i tamponi. I camper con i medici a bordo, chiamati a fare i test a domicilio nei casi sospetti dopo aver esaurito l'elenco dei guariti, da due giorni sono impegnati nelle Rsa e nelle Case albergo per anziani. E poi i distretti e i dipartimenti di prevenzione delle Asl impegnati con le unità di sorveglianza sanitaria e notifica dei contagi. Infine le rete dei medici di famiglia e dei pediatri di base con la continuità assistenziale notturna e festiva. Tutte le articolazioni della gamba territoriale della sanità pubblica sono chiamate all'appello nella guerra al Coronavirus. L'anello che ancora manca sono le cure domiciliari, una rete tutta ancora da organizzare.

 
Al vaglio della Regione ci sono articolate indicazioni per la terapia domiciliare del Covid-19 messe a punto da direttori di distretto, medici di famiglia e condiviso con gli infettivologi dell'Unità di crisi regionale. Un piano validato dalla Società Italiana di Malattie infettive e tropicali (Simit) e dalla Fimmg e Simg. Il prospetto è già nero su bianco e mancano solo alcuni dettagli. Si parte dal caso sospetto che si presenta con pochi sintomi (tosse secca e raffreddore). In questi casi scatta la sorveglianza del medico di famiglia. D'obbligo il controllo della temperatura 2 volte al giorno e nulla più. In molti casi la situazione evolve in maniera benigna e nessuno saprà se si sia trattato del passaggio del virus o di un malanno di stagione. Diverso il caso in cui appare una febbricola compresa tra 37,5 e 38,6. Tosse secca stizzosa e altri sintomi da raffreddamento i campanelli d'allarme anche se non ci sia difficoltà respiratoria. In questo caso c'è bisogno del tampone a domicilio. La gestione del paziente è del medico di famiglia. Anche a distanza deve sollecitare il controllo della febbre e la corretta respirazione. Se la febbre sale occorre aggiungere un controllo elettrocardiografo anche per via telematica mettendo sulla bilancia eventuali altre patologie croniche che possano consigliare il ricovero. Fondamentale anche il controllo della saturazione di ossigeno.

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In questa fase può essere iniziata, a discrezione del medico, la terapia farmacologia. Approvato nell'uso contro il Covid-19 è l'idrossiclorochina o clorochina per 10 giorni. Prevista anche la somministrazione di alcuni antibiotici valutando intolleranze o controindicazioni. Lo schema può essere integrato o modificato con altri antivirali e farmaci attualmente in uso. Alcuni antibiotici e la stessa clorochina sono controindicati in alcune patologie cardiache, nelle aritmie e nello scompenso. La regia del medico è indispensabile. L'infezione investe Inoltre la coagulazione e l'immunità che in alcuni casi anziché determinare la produzione di anticorpi evolve con un'effervescenza eccessiva che comportano danni ai polmoni e anche ad altri organi. La valutazione dei quadri complessi richiede dunque l'ospedalizzazione ma seguendo un criterio di intensità crescente. La terapia intensiva o sub intensiva in fase precoce potrebbe insomma essere inopportuna o dannosa. Contro il Covid bisogna fare la cosa giusta al tempo giusto. Anche la somministrazione del Tocilizumab, l'immunoppressore consigliato dai ricercatori napoletani che sta dando ottimi risultati nella sperimentazione, ottiene effetti solo se dose e tempi sono scelti dal medico. La Regione intanto ha ottenuto il via libera, dalla Gilead e dall'Aifa, all'espansione del programma di sperimentazione dell'antivirale Redsemivir che finora si fermava alle strutture del Lazio.
 

In pista c'è anche una task-force antiCovid formata da medici e infermieri in pensione con compiti di integrazione delle funzioni tra ospedale e territorio da assumere con contratti per 6 mesi dall'Asl napoli 1. «Un progetto aperto anche a coloro che attualmente lavorano in altre strutture e vogliono impegnarsi fuori dal loro normale orario di lavoro a fronte del pagamento delle ore impegnate - spiega Enzo Rivellini che ha promosso il progetto condiviso della Asl - cerchiamo persone motivate, pronte a combattere in prima linea contro il Coronavirus, nemico invisibile che potrebbe esplodere in Campania nelle prossime due settimane». La task force di operatori sanitari, coordinati da Pino Noschese ex primario del trauma center del Cardarelli e oggi consulente sanitario della Marina Militare, si attiverà anche per l'assistenza da remoto con telefonini, Skype ed internet, ai cittadini che ne avranno bisogno e sul fronte dell'informazione e interfaccia con i parenti dei pazienti ricoverati negli ospedali napoletani o in isolamento che riedono in alloggi lontano dalla famiglia. Tutte le case albergo, ad esempio, sono strutture assimilate a case private, sotto l'egida del medico di famiglia. Una vasta platea di anziani fragili difficile da seguire».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino