Moschee vuote e niente iftar collettivo, il pasto che mette fine al digiuno. Sarà un mese di Ramadan «particolare», «a cui non siamo abituati»...
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L'attuale situazione in Italia e nel resto del mondo «ci impone di restare a casa ed osserveremo le regole», sottolinea l'imam, ricordando come i musulmani aspettino questo mese ogni anno per «avvicinarsi spiritualmente a Dio».
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«Durante questo periodo siamo abituati a frequentare le moschee e a svolgere l'iftar insieme, ma quest'anno non sarà così e obbediremo alla legge italiana», evidenzia Abdallah, nella cui moschea ogni venerdì, prima del coronavirus, si radunava un migliaio di persone. «Ho già avvertito i fedeli tramite internet, è un dovere restare a casa», prosegue l'imam di Napoli secondo il quale «ovviamente pregare Dio in moschea o a casa non è la stessa cosa dal punto di vista spirituale».
«Nella nostra vita non è mai accaduta finora una cosa del genere, ma siamo preparati ad osservare il digiuno a casa», ribadisce Abdallah escludendo la possibilità di tenere preghiere collettive via streaming. «Tramite il web - spiega - si terranno conferenze e lezioni durante il Ramadan, ma non preghiere come accade anche alla Mecca e a Medina». Sulla possibilità che in alcune moschee non autorizzate possano esserci assembramenti di fedeli che non rispettano le disposizioni sul distanziamento sociale, l'imam di Napoli risponde che «se capita questo è da irresponsabili. Nella religione islamica il rispetto delle regole è la prima cosa». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino