«Il Coronavirus non ci ferma», sorride Marco. Di fianco a lui ci sono centinaia di suoi coetanei liceali a passare il sabato sera in via Carducci. Ci si abbraccia, ci...
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Tra le 21 e le 22, gli orari dell'aperitivo «adulto» degli over 30, i baretti di Chiaia sfiorano la desolazione un po' dappertutto, tranne che in piazza Rodinò, dove lo spritz esterno è movimentato. Chi vuole «accorciare» il metro di distanza lo fa spesso sul marciapiede e al tavolo.
In tabaccheria però si entra uno per volta. Le misure si irrigidiscono quando si sparge la voce di un imminente arrivo dei controlli. «Siamo di sabato, ma sembra martedì. Staremo a vedere cosa succede nei prossimi giorni, se ci lasciano aperti dal prossimo weekend mi organizzerò per servire una sorta di drink away», sospira Gianluca Fedele del Kiki's. E come lui tanti gestori di locali.
Passano due ore e le cose si stravolgono. Scende in strada il popolo di giovani e giovanissimi. I primi iniziano a popolare i vicoli. I secondi invadono i marciapiedi di via Carducci. Baci, abbracci e musica. «Siamo meno del solito - avverte però Marco - ma il virus non ci ferma». «Non scrivete che siamo usciti stasera - commenta Luigi - altrimenti riaprono le scuole». «Non è che ci scherziamo su chiarisce Carlo Noi giovani non siamo vittime del Covid. Per un po' non andremo dai nonni». In via Bisignano si incontra un quartetto di quarantenni, spritz alla mano. «Cambiare le abitudini di vita è come morire prima del tempo», dice Marianna Iovannone. Di fianco a lei, Tito Allegretto espone un'idea tra fatalismo e cospirazione: «Ci stanno impoverendo per gestirci meglio. Se bisogna morire si muore». Laura Reali, di fianco a lui, è appena scesa da Roma «per una serata tra amici».
I vigili urbani, qui, domenica notte hanno disperso una folla di giovani, ma tra piazza Bellini e piazza del Gesù l'assembramento c'è fino a tardi. E anche in centro si conferma l'abitudine della movida partenopea ai tempi del virus: ci si concentra su «suolo pubblico», lontano dai locali. Succede all'ingresso della Brau, al Bellini. Succede in piazza e sui marciapiedi. Si parla dell'epidemia tra uno spritz e l'altro. Centinaia di giovanissimi sono assiepati tra Calata Trinità Maggiore e vico Monteleone. «Ci divertiamo finché possiamo», sorride Martina. Qui il Coronavirus è ignorato.
Molti bar hanno deciso di chiudere, anche a seguito delle nuove restrizioni imposte del governo che prevedono la sospensione della licenza per bar e ristoranti che non rispettano i divieti anti-virus. «Sebbene nessuno si sia assunto la responsabilità di imporci la chiusura - spiega Aldo Maccaroni, presidente Chiaia Night e Baretti di via Aniello Falcone - abbiamo scelto di evitare situazioni di pericolo per tutti. Ci saremmo aspettati che il governatore prendesse una decisione precisa, come quella di far chiudere tutti gli esercizi pubblici non di prima necessità per 15 giorni, anziché attaccare i baretti che erano rimasti aperti contravvenendo indicazioni che non sono precise». Chiusi Bisi, Tumbler, Jazzy, H2no, Rewild, Seventy, Fishbar, Babar, Mosto, Corner, Happening e Smove. Enoteca Belledonne (non di mattina). Il Flanagan's, invece, era già off limits sabato. 66 e Spritz chiuderanno stasera. Anche Cammarota Spritz, noto bar ai Quartieri Spagnoli, resterà chiuso fino al 16 marzo. In via Aniello Falcone off limits Gate 342, Made, Mag e One. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino