Coronavirus a Napoli, pressing sulla Whirlpool: «Produca i respiratori salva-vita»

Coronavirus a Napoli, pressing sulla Whirlpool: «Produca i respiratori salva-vita»
La proposta arriva dal segretario dei metalmeccanici della Uil di Napoli, Antonello Accurso: perché non riconvertire una parte dello stabilimento Whirlpool di Napoli,...

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La proposta arriva dal segretario dei metalmeccanici della Uil di Napoli, Antonello Accurso: perché non riconvertire una parte dello stabilimento Whirlpool di Napoli, destinato a cessare a fine ottobre la sua attività, alla produzione di ventilatori per la respirazione necessari alle terapie intensive e sub intensive degli ospedali, a sostegno dell'unico produttore nazionale, la bolognese Siare Engeneering?


Il modello di riferimento è quello dei gruppi Fca e Ferrari che hanno deciso di riconvertire alcune delle loro linee produttive, al momento inutilizzate, alla produzione di macchine salvavita o di componenti necessarie all'assemblaggio dei respiratori. «Potrebbe benissimo farlo anche la Whirlpool a Napoli - dice il sindacalista - e sarebbe un modo bellissimo di utilizzare il gran cuore dei lavoratori di via Argine, rendendoli utili al Paese in questo drammatico momento, recuperando all'azienda stessa un'immagine diversa dopo la sua decisione di lasciare il sito a fine ottobre. Ma potrebbe soprattutto concorrere a saturare lo stabilimento anche in vista di una rivisitazione del piano industriale: magari alla fine della crisi sanitaria potremmo scoprire che a Napoli è possibile affiancare alla produzione di lavatrici alto di gamma anche un'altra di cui i mercati europei e mondiali potrebbero avere bisogno».
 
Non è per la verità la prima proposta di questo genere che arriva al gruppo dirigente Whirlpool in Italia. Un'iniziativa analoga è stata avviata anche dai lavoratori della Embraco, anch'essi coinvolti nelle contestatissime scelte della multinazionale americana, che si sono offerti di produrre mascherine. Ma nel caso di Napoli, sui cui futuro Invitalia è alla ricerca di una credibile strada di continuità produttiva, emergenza permettendo, la proposta della Uilm acquista anche il significato di una provocazione: «È nei momenti di difficoltà come questo che bisogna mettere da parte le scelte puramente economiche e trovare soluzioni in grado di far pesare il merito, le capacità e la volontà di essere utili alla comunità con la quale si sono realizzati profitti per anni», dice Accurso che ha anche scritto una lettera ai lavoratori per informarli della sua iniziativa.

Per rafforzare il concetto, il sindacalista ricorda che i lavoratori Whirlpool di Napoli sono stati i primi a rispondere all'appello alla solidarietà lanciato anche dalla Regione per la donazione di sangue e altri gesti di solidarietà verso gli ospedali e la Protezione civile. «La lunga vertenza non li ha sfiduciati», sottolinea. E la presenza di Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, come commissario nazionale all'emergenza Coronavirus potrebbe essere un valore aggiunto per l'accoglimento della proposta sulla quale dovranno pronunciarsi ovviamente anche gli altri sindacati metalmeccanici.
 
Chi invece si è già concretamente attivato per sostenere le produzioni sanitarie necessarie a fronteggiare l'epidemia è il gruppo Adler Pelzer di Paolo Scudieri, leader nella componentistica per la mobilità. Produrrà infatti mascherine e altri dispositivi di protezione individuale attraverso le controllate Mectex di Erba (Como) e Tecnofibre di Morra De Sanctis (Avellino) specializzate nel settore tessile. «In questa fase di emergenza sanitaria, il primo impegno è quello di contribuire alla salute di tutti, condizione imprescindibile anche per la ripresa economica. Per questo abbiamo deciso anche noi per quanto possibile di convertire la nostra attività», dice Scudieri.


Per l'occasione è stato progettato un modello specifico di mascherina, il modello Italia, rispondente ai requisiti di legge e con il vantaggio di essere poi completamente riciclabile nella produzione di componenti tessili per il settore auto, una volta terminato il ciclo di vita del prodotto (dieci lavaggi). I proventi della vendita delle mascherine saranno in parte devoluti alla Fondazione Scudieri, per essere destinati alle strutture italiane che stanno affrontando l'emergenza sanitaria.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino