L'impatto della recessione sulle imprese e sui lavoratori della Campania rischia di essere persino più negativo, rispetto alle previsioni di poche settimane fa. Dai...
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Per le 140mila piccole e medie imprese del territorio cittadino il fatturato - secondo Confesercenti - è calato dai 14 miliardi di euro del primo semestre 2019 ai 6 miliardi dello stesso periodo di quest'anno. Una differenza nettissima, pari a 8 miliardi, a cui bisogna aggiungere un altro dato. Circa 10mila aziende partenopee - più del 7% del totale - non hanno ripreso l'attività dopo la pandemia. E lo scenario diventa più desolante se si allarga lo sguardo al resto della regione.
«Sono quasi 28 i miliardi di euro di perdite per le imprese regionali nei primi sei mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2019 - avverte Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Campania - una cifra negativa enorme maturata per la totalità nel corso degli ultimi 4 mesi, ovvero nel periodo del lockdown e in questo primo mese e mezzo di riapertura. La nostra economia è in ginocchio». Se il calo di 15,5 miliardi registrato nei mesi di marzo e aprile era largamente prevedibile - considerata la chiusura forzata di tante attività - quello di 12 miliardi dei mesi successivi risulta molto più allarmante. Segno delle enormi difficoltà di tutto il sistema produttivo a ritornare a livelli apprezzabili. «Confesercenti Campania - spiega Schiavo - lancia il grido d'allarme, perché di questo passo oltre 47mila imprese chiuderanno i battenti a settembre, lasciando a casa più di 140mila lavoratori. Ricordo che in Campania oltre 20mila imprese non hanno ancora riaperto dopo il lockdown. E se questo sarà l'andamento dell'economia anche a luglio e ad agosto, la Campania dovrà affrontare un ulteriore tsunami economico. Il momento è molto grave. Manca la domanda, gli esercenti sono al collasso. E non inganni il fatto che si vede molta gente in giro: l'economia è ferma e le persone hanno pochi soldi in tasca. Penso a coloro che sono in cassa integrazione e hanno visto ridursi la mensilità e aumentare le incertezze per il loro futuro. Tutto ciò ricade sugli imprenditori e di conseguenza sui lavoratori». L'associazione invoca, dunque, l'intervento del Governo. «Le imprese campane - aggiunge Schiavo - hanno bisogno che lo Stato faccia un intervento netto. Confesercenti Campania chiede che si abbassino, e in alcuni casi si annullino, le tasse fino a fine anno e che si azzeri l'Iva per tutto il 2020. Le nostre attività commerciali e i consumatori hanno bisogno di tempo. Il taglio significativo delle tasse - conclude Schiavo - è una misura necessaria per consentire alle aziende campane di sopravvivere a questa crisi post Covid». La soluzione finale di Schiavo è quella di un piano triennale finalizzato all'abbassamento al 35% della pressione fiscale.
Se i dati sui fatturati e quelli sulle mancate riaperture sono inquietanti, particolarmente significativi risultano anche quelli sulle nuove iscrizioni, nel periodo compreso tra marzo e maggio 2020. «ll Registro delle imprese - ha fatto sapere Unioncamere nel corso dell'assemblea annuale - segnala per la Campania oltre 3400 iscrizioni in meno di nuove aziende, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, con una riduzione in termini percentuali del 31,7%». La differenza, in questo caso, è meno netta, rispetto alle regioni settentrionali, per le quali la pandemia ha prodotto conseguenze ben più devastanti. Il settore più colpito dal calo delle nuove iscrizioni è quello della Confezione di articoli di abbigliamento, con il -59%, seguito da ristorazione e alloggio, appaiati con il -54%. Le nuove iscrizioni riguardano anzitutto le imprese individuali, ma con un calo del 40%, rispetto a un anno fa. Notevole la contrazione delle società di capitali, «forse le meno attrezzate ad affrontare lo tsunami del Covid 19». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino