Coronavirus in Campania, i dubbi dei prof sui test obbligatori: «Non siamo dipendenti di De Luca»

Coronavirus in Campania, i dubbi dei prof sui test obbligatori: «Non siamo dipendenti di De Luca»
La decisione era già nell’aria e da giorni il personale scolastico ne discuteva. Il test obbligatorio deciso martedì con un’ordinanza firmata dal...

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La decisione era già nell’aria e da giorni il personale scolastico ne discuteva. Il test obbligatorio deciso martedì con un’ordinanza firmata dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca non li ha colti di sorpresa ma più d’uno ne ha evidenziato quelle che considerano lacune. Molti ne contestano la validità, cioè testare oggi, non significa far entrare in aula il 24 settembre persone negative per il lasso di tempo trascorso. Inoltre, il personale scolastico, essendo dipendente dello Stato, non ha l’obbligo di seguire decisioni ordinate dalla Regione. L’unico cavillo pro Palazzo Santa Lucia è quella parte dell’ordinanza motivata dalla tutela della salute in cui «la Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, può introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, in relazione a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso». Insomma, la salute prima di tutto.


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Sono davvero rari i docenti contrari agli screening in sé, anzi semmai in tanti segnalano problemi di prenotazioni o invocano controlli periodici non solo al personale scolastico ma anche sugli studenti. In particolare c’è un problema coi docenti precari poiché, non comparendo su nessuna lista sono costretti a testarsi a pagamento nei centri privati. «Ci sono arrivate anche numerose comunicazioni di colleghi che hanno difficoltà a trovare un medico di famiglia disposto a testarli, e ci sono anche molti casi di personale che ha eseguito gli screening ma non ha avuto nessun documento che lo attesti» racconta Graziano Forlani, coordinatore provinciale Federazione Gilda-Unams di Napoli. 

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Riguardo i test obbligatori ordinati da De Luca, il coordinatore Forlani la definisce «un’ordinanza complessa e per vari motivi. Il principale è che essendo i docenti dipendenti statali e non regionali vi è insito un conflitto. La Regione non ha competenze, e per esserlo avrebbe dovuto coinvolgere indistintamente tutti i cittadini della Campania». Appurato che la Regione non ha potere alcuno sul personale scolastico, c’è comunque un punto a suo favore. «Essendo responsabile della Sanità continua Forlani - può ordinare il test a chi vive e lavora in Campania perché può chiederne di sapere lo stato di salute. Ma restano conflitti giuridici di non facile comprensione».
 
Chi non si sottoporrà ai test obbligatori potrà comunque entrare a scuola e far elezione in classe, secondo l’ordinanza, ma rischia sanzioni da 400 a 3.000 euro. I ricorsi, viste le sanzioni piuttosto salate, sono però dietro l’angolo. «Se qualcuno si oppone all’ordinanza e decide di non eseguire i test – continua Forlani - potrebbe avere anche ragione giuridica, in tempi credo assai lunghi. Per ora nessun associato ci ha esternato questa decisione». Altro tema delicato è quello dei lavoratori fragili. «Riceviamo migliaia di chiamate, sia da chi è già nella categoria che chi vorrebbe entrarci. Anche su questo tema c’è poca chiarezza da parte del Ministero poiché non esiste nessuna normativa. Alcuni hanno fatto richiesta pensando, erroneamente, che avrebbero applicato la norma del giugno scorso che stabiliva che i lavoratori fragili potevano fare gli esami da remoto. Ma non è valido per l’anno scolastico e quindi, temendo un pre-pensionamento anticipato o lavoro in segreteria perché inidoneo, quasi nessuno si è mosso in tal senso. Si sono fermati per questo vuoto normativo, per questo risultano poche richieste ma almeno un terzo è lavoratore fragile».
 
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Altre perplessità risiedono poi proprio «sull’utilità del campionamento: se docenti della Campania si sottopongono al test e sono negativi, ma dopo qualche giorno entrano in contatto con un positivo asintomatico, che senso ha quello screening? Più coerente se oltre all’obbligo, l’ordinanza imponesse la ripetizione del test magari ogni 3-4 giorni, e perché no, anche agli studenti, poiché sono soprattutto loro a usare i trasporti pubblici, ambienti che sappiamo bene essere ad alto rischio contagio. Tuttavia bisogna essere realistici sottoporre a test almeno a un milione di persone ogni tre giorni non è possibile: mancano le persone per poterlo fare e lo stiamo verificando con quelli le mille difficoltà incontrate dai docenti su base volontaria. Manca dal ministero dell’Istruzione una guida chiara su questo tema». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino