Secondo stop per il reparto di Urologia dell’ospedale Cardarelli, dove è stata riscontrata la positività al Covid-19 in due infermieri e, come da protocollo,...
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Poco più di una settimana fa, lo scorso 21 aprile, gli stessi ambienti furono interdetti per 24 ore, in seguito al riscontro della positività al Coronavirus di un medico in forza al reparto di Urologia e, anche in quell’occasione, la direzione ospedaliera rese noto di eseguire una mappatura delle persone venute a contatto con il dottore, sia nell’ambito ospedaliero che tra la platea dei pazienti assistiti. Questa volta, il secondo stop forzato delle attività che, come fa sapere la direzione del Cardarelli non interrompe l’assistenza ordinaria dei pazienti già presenti in reparto, potrebbe durare tra le 24 e le 48 ore, a seconda delle necessità di sanificazione e dei risultati degli screening in corso sul personale potenzialmente a rischio contagio per il contatto con gli infermieri.
Su questo aspetto, arrivano chiarimenti da parte dell’area Gestione dell’Emergenza in forza alla direzione del Cardarelli che assicura «la fornitura nel reparto di Urologia e della camera operatoria annessa dei dispositivi di protezione previsti dalle normative che includono mascherine ad alto filtraggio e guanti- spiega Ciro Coppola – e l’esecuzione di operazioni di sanificazioni approfondite». Se inizialmente l’igienizzazione degli ambienti veniva eseguita dall’Asl Napoli 1 Centro, ora «di concerto con il Policlinico Federiciano, nello specifico la facoltà di Igiene, il Caradrelli ha adottato un protocollo di sanificazione superiore – continua Coppola- eseguito da una squadra specificamente formata e addestrata, composta da operatori della Romeo». Infine sui due infermieri contagiati, «viene stilato un elenco del personale venuto a contatto con i sanitari ed eventualmente, se ci dovesse essere la condizione, anche dei pazienti venuti in contatto, compresi quelli eventualmente dimessi, la cui comunicazione viene trasmessa anche all’Asl territoriale di competenza a cui spetta il successivo monitoraggio e la presa in carico» conclude Coppola. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino