Coronavirus, a Napoli giovedì santo a porte chiuse. Sepe: ma siamo vicini ai nostri fedeli

«Carissimi sacerdoti, anche noi - celebrando questo insolito Giovedì Santo - siamo chiamati per vocazione a farci pane per le nostre comunità, a chinarci sulle...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Carissimi sacerdoti, anche noi - celebrando questo insolito Giovedì Santo - siamo chiamati per vocazione a farci pane per le nostre comunità, a chinarci sulle loro ferite, a spenderci completamente per esse. Come Gesù: fino alla fine, fino al segno della Croce, fino all'ultimo respiro. Sappiamo per fede che questa strada della completa donazione è l'unica che porta alla vita nella sua pienezza. Lo fu per il nostro Maestro, lo sarà per noi. Sono certo che questo è stato da sempre anche il vostro stile di vita. Penso in questo momento al vostro impegno quotidiano, instancabile e disinteressato. Sono fiero e orgoglioso di voi!».


LEGGI ANCHE Coronavirus a Napoli, verso la guarigione il segretario particolare del cardinale Sepe

È quanto ha scritto l'arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, che sta celebrando, a porte chiuse, la funzione del giovedì santo nella cattedrale di Napoli. «Ciò che ci rende sacerdoti è la misura della nostra donazione. Farci pane, sempre, fino alla fine, incondizionatamente. In questi giorni di grande ambascia e tribolazione il nostro posto non può che essere accanto a chi soffre, a chi è nel bisogno. Non lo potremo fare nelle modalità abituali dei riti liturgici, dei contatti umani. Ma certamente - detto Sepe ai sacerdoti della diocesi partenopea - potremo far sentire a tutti la nostra vicinanza affettuosa e paterna, raggiungendoli ugualmente con una telefonata, una lettera, un gesto di attenzione, utilizzando anche le modalità della comunicazione digitale. Per portare tutti nel cuore. Per sentirci ancora una comunità viva, operosa e solidale».

 

«Ci sentiamo sommersi da un'ondata di sofferenza, che in maniera inattesa è arrivata a sconvolgere le nostre famiglie, le nostre comunità, il nostro modo abituale di vivere. Davanti ai nostri occhi vediamo sfilare innumerevoli immagini di ospedali stracolmi di ammalati, strutture sanitarie sull'orlo del collasso, file interminabili di bare condotte anonimamente alla sepoltura», ha aggiunto l'arcivescovo di Napoli.


«Eppure, in questo fosco quadro d'insieme, non mancano uomini e donne che si sono interamente votati a soccorrere vite umane, ad alleviare pene e disagi, a sostenere la comunità umana nelle sue necessità. Medici, infermieri, ausiliari stanno dando il meglio di loro stessi: senza vantarsi, senza risparmiarsi. Un'onda di generosità e di altruismo veramente edificante», ha concluso il cardinale Sepe.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino