La camorra del centro storico cambia pelle e affina nuove strategie. Se un magistrato esperto e qualificato come il procuratore Federico Cafiero de Raho non esita a ipotizzare uno...
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DECUMANI E DINTORNI
È tra via dei Tribunali e Forcella che vanno in scena le grandi manovre di mutamento criminale. Su un territorio ricco di risorse fresche per l'economia illecita della criminalità organizzata il gruppo della cosiddetta «paranza dei bambini» capeggiato da Emanuele e Pasquale Sibillo resta ormai solo un ricordo. Qui la presenza di vere e proprie bande di giovani hanno dovuto cedere all'incalzare magnifico e progressivo dei Mazzarella. Relegati in un angolo, hanno accettato di gestire solo qualche piazza di spaccio, e null'altro. Il che - capiamoci - in termini economici non è certo poca cosa, ma sul piano del prestigio criminale equivale a una mezza sconfitta.
Considerate lo spazio territoriale come un triangolo composto da tre aree: Tribunali, Decumani fino a Santa Chiara; Forcella e la zona che da via Carbonara si estende lungo via Oronzio Costa, via Carbonara, fino al Borgo Sant'Antonio Abate (e dunque Porta Capuana). La complessità degli equilibri delinquenziali è massima, e spesso impedisce finanche di identificare con il nome di un nuovo «ras» il presunto sodalizio. Sui Tribunali, dopo aver subìto una sorta di aut aut dai Mazzarella, troviamo dunque i giovanissimi eredi dei Sibillo-Amirante-Brunetti: i «nuovi Sibillo». Su via Costa resistono i fedelissimi della famiglia Buonerba, noti come i «Capelloni», i cui capi per lo più sono ancora in carcere per gli effetti della faida di Forcella. E proprio a Forcella resistono i Giuliano della terza generazione, ma da alcune informative delle forze dell'ordine spunta anche il nome dei De Martino, soprannominati i «Caciotta». Detto per inciso: a Forcella tutti pagano il racket, ma nessuno denuncia. E la cocaina scorre a fiumi. Anche tra via Costa e il Borgo Sant'Antonio Abate le piazze di spaccio sono ancora molte, e continuano - nonostante la pressione delle forze dell'ordine - a fare affari d'oro.
QUARTIERI SPAGNOLI
Se c'è una zona del centro storico nella quale il caos criminale regna sovrano, in termini di operatività e di equilibri, allora quella è l'area dei Quartieri. A ridosso di via Toledo le alleanze si saldano e si stracciano da una notte all'altra. Colpa sia della volatilità di accordi scritti sulla sabbia, sia - ma soprattutto - della posta in gioco, che anche qui resta altissima: troppi appetiti per una sola torta da spartirsi. Almeno quatto i gruppi presenti ai Quartieri, dalla zona di Montecalvario fino a quella di Montesanto: sono quelli dei Mazzanti-Masiello, Esposito, Saltalamacchia, e i Ricci. Per il momento le armi tacciono, le stese sono drasticamente calate, ma gli affari illeciti continuano, e andranno avanti almeno fino a quando gli uni non pesteranno i piedi agli altri.
Al Rione Sanità restano saldamente in sella i Sequino. Ma anche qui il formidabile piano di controllo del territorio operato da polizia, carabinieri e finanza pare avere drasticamente ridotto gli introiti un tempo robustissimi della camorra. Anche al Cavone si registrano fibrillazioni, alimentate dalla comparsa di nuovi cani sciolti che vorrebbero scalzare ciò che resta dello storico clan Lepre. Voci di vicolo - tuttavia non ancora supportate da indagini concluse o da atti giudiziari, indicherebbero la presenza al Pallonetto di Santa Lucia - feudo della famiglia Elia - di alcuni elementi legati ai Ferrigno (Cavone). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino