Muore di Covid a Napoli, blitz dei parenti in ospedale: «Vogliamo la salma». Calci e pugni ai sanitari, un ferito

Muore di Covid a Napoli, blitz dei parenti in ospedale: «Vogliamo la salma». Calci e pugni ai sanitari, un ferito
Trauma cranico, contusioni multiple, ecchimosi al labbro inferiore e superiore, perdita della capsula di un dente: è il triste bilancio del referto clinico stilato...

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Trauma cranico, contusioni multiple, ecchimosi al labbro inferiore e superiore, perdita della capsula di un dente: è il triste bilancio del referto clinico stilato l’altro ieri sera al pronto soccorso del Cto dove, in tarda serata, si è fatto medicare un operatore sanitario del Monaldi, dell’unità Covid ubicata al sesto piano del presidio collinare, reparto di degenza ordinaria e terapia sub intensiva. Qui, verso le 22,30 - a distanza di circa un’ora dalla comunicazione ai familiari del decesso di una donna di 74 anni ricoverata in terapia sub intensiva per la grave polmonite da Covid - hanno fatto irruzione nel reparto tre persone, due uomini e una donna, che hanno divelto porte, distrutto suppellettili e aggredito con inaudita violenza i sanitari di turno. Alcuni sanitari aggiungono che i parenti hanno anche tentato di portare via la salma ma sono stati fermati dagli stessi medici che hanno subito chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Gli aggressori si sono introdotti in ospedale eludendo la sorveglianza ai cancelli dei varchi esterni, di sera solitamente chiusi, riuscendo anche a violare le porte di ingresso di un reparto che, per definizione, è chiuso e isolato verso l’esterno. Oltre a mettere a soqquadro l’intera Unità operativa, interrompendo di fatto l’attività di chi svolgeva un pubblico servizio, questi soggetti hanno colpito con calci e pugni i camici bianchi presenti. 

Ad avere la peggio un operatore sociosanitario del comparto che ha riportato diverse lesioni e traumi successivamente refertati al pronto soccorso del Cto. Lesioni che, per la loro entità, sono procedibili di ufficio, anche in assenza di querela di parte in base alle nuove norme che la vittima dell’aggressione si riserva di presentare nelle prossime ore. Sul posto è intervenuta la Polizia che ha identificato gli aggressori. Questi a loro volta, hanno presentato denuncia contro ignoti per un presunto errore medico nella cura della loro congiunta. Sui fatti indaga la magistratura. La salma della donna deceduta è stata sequestrata ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria per le indagini necroscopiche. «È la prima volta, dall’inizio dell’emergenza epidemica che subiamo un episodio del genere - avverte il direttore generale Maurizio Di Mauro - in questo ospedale si sono salvate tante persone ma molte altre non ce l’hanno fatta a superare un nemico invisibile che peraltro in tanti sottovalutano. Tra coloro a cui abbiamo dovuto nostro malgrado tributare l’ultimo saluto annoveriamo decine di operatori, medici, infermieri, congiunti, fratelli e familiari anche degli stessi medici e primari che lavorano qui. Stiamo dando l’anima per dare anche un supporto psicologico ai pazienti e alle famiglie. Assistere a scene di questo genere, così regressive, francamente amareggia e al personale taglia le forze per andare avanti dopo un anno in prima linea rischiando la vita e sacrificando tutto».

«Abbiamo avviato un’inchiesta interna per capire come sia stato possibile eludere la sorveglianza esterna - aggiunge il direttore sanitario del presidio collinare - abbiamo acquisito le testimonianza dei presenti e delle guardie giurate che hanno cercato di mitigare l’irruzione. Posso solo dire che è intervenuta la Polizia che ha ripristinato l’ordine e identificato le tre persone. Siamo pronti a collaborare in ogni modo con le forze dell’ordine per fornire tutte le informazioni necessarie». L’azienda si riserva di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. «Non siamo tutelati in nulla - conclude un medico che preferisce restare anonimo - anche se esiste la legge che prevede il carcere per aggressioni simili non c’è mai un arresto in flagranza di reato e i processi durano anni. La vera malasanità è questa deriva sociale». 



Sempre ieri, al distretto della Asl a piazza Nazionale, una donna africana, in evidente stato confusionale, ha dapprima aggredito un’infermiera, e poi anche la guardia giurata, che è riuscita a bloccarla, non senza difficoltà, fino all’arrivo degli agenti di polizia. Un poliziotto avrebbe riportato ferite lacero contuse al volto e al labbro con inclinazione dei denti. A darne notizia è stata l’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”. Giuseppe Alviti leader dell’associazione guardie particolari giurate ha manifestato solidarietà all’infermiera e ai poliziotti feriti, e un encomio alla guardia giurata intervenuta: «Durante l’espletamento del servizio - conclude il leader dell’associazione - i colleghi dovrebbero avere pari tutele, di autorità e giuridiche, delle forze dell’ordine».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino