Covid in Campania, sos a Napoli: «È boom di polmoniti tra i pazienti under 40»

Covid in Campania, sos a Napoli: «È boom di polmoniti tra i pazienti under 40»
«Vediamo ancora tanti giovani e altrettanti adulti, dai 30 ai 50 anni, ammalarsi di Covid, anche seriamente: arrivano qui con gravi polmoniti che rapidamente vanno...

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«Vediamo ancora tanti giovani e altrettanti adulti, dai 30 ai 50 anni, ammalarsi di Covid, anche seriamente: arrivano qui con gravi polmoniti che rapidamente vanno peggiorando ma nell'ultima settimana la mortalità pare essersi ridotta, forse grazie a una riduzione della carica virale conseguente al distanziamento e al clima primaverile. L'ospedale è sempre pieno ma a casi ad esito infausto, come purtroppo il commissario di Polizia Luigi Schettino, corrispondono situazioni a lieto fine. Un ragazzo di 22 anni di Caserta che era intubato da noi da più di una settimana nei giorni scorsi l'abbiamo svegliato negativizzato. L'incontro di sguardi con la mamma che attraverso il vetro della rianimazione è stato commovente. In reparto piangevano tutti». A parlare è Maurizio Di Mauro, medico, specialista in Infettivologia, direttore generale dell'azienda ospedaliera dei Colli (Cotugno, Monaldi e Cto).


Qual è la situazione attuale nei reparti Covid al Monaldi e al Cotugno?
«Il dato confortante è che si è ridotto a Napoli e in Campania l'indice di contagio. L'epidemia, conseguentemente, sembra essersi spenta un po'. Registriamo solo una leggera riduzione degli accessi ma al momento l'indice di occupazione dei letti è invariato. Una situazione gestibile ma i posti sono saturi e abbiamo solo qualche unità intensiva in più».


E l'afflusso dei pazienti?
«È altalenante: ci sono giorni in cui i guariti sono tanti, molti più dei ricoverati, e altri in cui prevalgono i nuovi accessi. Riusciamo a governare molto bene queste ondate con un sistema a fisarmonica che consente di aumentare o diminuire i posti letto attivi a seconda delle necessità. Il nostro standard massimo, al Cotugno, è di 287 posti letto compresi una trentina di rianimazione e sub intensiva al Monaldi. Ma a Pasqua, ad esempio abbiamo superato i 300. Il personale è sempre lo stesso e aumentano i carichi di lavoro».


Che tipo di malati arrivano?
«Di tutte le età, il dato di fondo è l'abbassamento dell'età media ormai consolidato. Abbiamo casi gravi anche in chi è sano e non ha altre patologie concomitanti. Abbiamo dovuto registrare molti decessi purtroppo. L'altra settimana non ce l'ha fatta il commissario di Polizia Luigi Schettino a 43 anni. Mentre siamo riusciti a tirare fuori un ragazzo di 22 anni intubato, trachestomizzato. Quando lo abbiamo svegliato abbiamo fatto venire la mamma che attraverso un vetro è riuscita a salutarlo. Si guardavano e piangevano entrambi. Un momento commovente per tutti».


La malattia è cambiata con le varianti?
«Oltre a un target sicuramente più giovane oggi abbiamo anche la difficoltà di un decorso più repentino. Forse i malati aspettano troppo tempo pensando di controllare a casa l'infezione ma che poi arrivano qui con danni polmonari avanzati. Oggi un caso in degenza ordinaria è peggiorato in poche ore e l'abbiamo trasferito in sub intensiva. Speriamo di non doverlo portare in rianimazione».


Ne usciremo e quando?
«Ci auguriamo che l'innalzamento della temperatura e le procedure vaccinali più spedite ci consentano di affrontare il prossimo mese con maggiore tranquillità. Non abbassiamo al guardia. Intendiamo ripristinare al più presto gli altri servizi essenziali, mai sospesi ma sicuramente ridotti, e lavoriamo per dare spazio alle altre patologie. Per il momento ancora non possiamo permettercelo. Il dato degli accessi stamattina è sovrapponibile a quello di ieri e dei giorni scorsi. Ma forse il Cotugno fa storia a sé: la gente viene qui con i propri mezzi e noi li accogliamo tutti».


Perché si muore così facilmente di Covid?
«I pazienti sviluppano patologie correlate. Il virus e l'infiammazione attaccano il polmone ma sviluppa una condizione metabolica alterata generalizzata con insufficienza renale, pancreatica, epatica. I pazienti diventano fragili. La mortalità in questa terza ondata è stata molto alta fino a una settimana fa. Ora pare che la situazione stia migliorando. Quelli che vengono intubati scontano ancora un'alta mortalità».


I protocolli di cura sono cambiati?
«Negli ultimi tempi utilizziamo meno il cortisone e a dosi maggiori l'eparina. Inoltre ci sono casi in cui l'uso al momento giusto del Tocilizumab (la cura Ascierto a base di un anticorpo anti Interleuchina 6, ndr) consente rapide guarigioni in pochi giorni. I pochi farmaci che funzionano vanno somministrati nelle finestre giuste».


Gli anticorpi monoclonali?


«Ci stiamo attrezzando per mettere in piedi una sorta di ambulatorio dedicato pescando i casi arruolabili nei primi giorni dalla comparsa della malattia direttamente dalla piattaforma informatica regionale. La nostra esperienza ci consente di valutare in base ai dati trasmessi dai curanti chi può giovarsene. Ci siamo offerti anche di fare la formazione per i farmacisti vaccinatori in collaborazione con l'Ordine dei farmacisti. Col presidente Vincenzo Santagada abbiamo svolto un webinar su questo tema nei giorni scorsi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino