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Accuse, veleni, sospetti. La guerra all'interno del Covid hospital di Boscotrecase tra sindacati e dirigenza, iniziata da qualche settimana e che si sta combattendo sul terreno scivoloso delle insinuazioni, ha fatto le prime vittime. E sono vittime eccellenti: ieri hanno rassegnato le dimissioni il direttore sanitario Savio Marziani, il suo vicario Adriano De Simone e il primario Antonio Di Cicco. In una lettera indirizzata al direttore generale dell'Asl 3 Sud Gennaro Sosto e al direttore sanitario Gaetano d'Onofrio, Marziani ha usato parole pesanti per motivare la sua decisione, parlando di «interferenze interne ed esterne nella gestione» della struttura, di «incompatibilità ambientale», di «impossibilità a continuare nelle attività di sviluppo a seguito del trasferimento di unità dirigenziali presso altre strutture».
È una doccia gelata per l'ospedale Sant'Anna e Madonna della Neve, da decenni al centro di polemiche e aspettative di sviluppo, e che nell'ultimo anno e mezzo di pandemia è diventato importante punto di riferimento regionale per i ricoveri dei malati Covid, dopo una riorganizzazione che ha portato al trasferimento dei reparti in altri nosocomi e all'allestimento di terapie intensive e sub intensive, utilizzate al massimo della loro capienza nel periodo peggiore della pandemia in Campania. Un riferimento sanitario decisivo nella difficile era Covid: un'era tutt'altro che al tramonto, come dimostrano i bollettini e gli allarmi su una quarta ondata prossima ventura.
Accuse cui Marziani ha reagito dicendosi «deluso, amareggiato e seccato» anche per il fatto che la nota era stata scritta da sindacalisti in pensione. Ieri l'accelerazione, con la sua lettera di dimissioni cui si sono aggiunte quelle di De Simone e Di Cicco. Lettere sulle quali i vertici dell'Asl ieri non si sono espressi. Cosa è accaduto? «Non vorrei - spiega Marziani - che quel documento sia stato frutto di qualcuno che ha interesse affinché io non continui il mio compito di vigilare, a partire dal servizio ambulanze. C'è un sistema che non ha piacere che la struttura raggiunga il livello voluto dalla direzione», riflette l'ex numero uno, aggiungendo: «Prima che arrivassi l'ospedale era conosciuto come uno dei peggiori d'Italia. Da quando ho iniziato a lavorarci sono cambiate alcune cose. Ho distribuito il carico di lavoro e molto personale storico è andato via. Ho iniziato a far osservare con rigore gli orari di ingresso ed uscita. Ma si sta generando un clima che io e i miei collaboratori non riusciamo a sopportare».
Intanto, all'esterno numerose associazioni stanno chiedendo a gran voce il recupero dei servizi essenziali per l'oltre mezzo milione di persone che vivono nei comuni della fascia intorno all'ospedale boschese. In un recente documento hanno chiesto l'implementazione dei posti letto e il ripristino del punto nascite, promuovendo, anche attraverso i campioni dello sport come Ciro Immobile ed Irma Testa, l'hashtag unpugnoallindifferenza. «C'è un dato incontrovertibile hanno spiegato a fronte dei 5 posti letto per 1000 abitanti delle altre regioni, nella Napoli 3 sud stiamo sotto l'uno. A questo si aggiunge il dato delle oltre 2600 nascite che consentirebbe alla struttura il ripristino di ginecologia ed ostetricia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino