Ultimo giorno in zona gialla a Napoli, la rabbia dei ristoratori: «Ci stanno ammazzando»

Sono agguerriti i ristoratori del lungomare di Napoli per quest'ultimo sabato in zona Gialla. Un malcontento che nasce dalla chiusura, l'ennesima, che già da domani...

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Sono agguerriti i ristoratori del lungomare di Napoli per quest'ultimo sabato in zona Gialla. Un malcontento che nasce dalla chiusura, l'ennesima, che già da domani li vedrà costretti a tornare alla “soluzione delivery”. Soluzione che però, come ribadiscono con forza, non rappresenta nessuna alternativa ad una condizione di disagio che dura da un anno a questa parte e che non offre alcuna prospettiva. Le continue aperture e chiusure, stanno rappresentando un vero ostacolo alla ripresa di centinaia di attività ormai in ginocchio. 

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«Ci stanno ammazzando – afferma il ristoratore e presidente Antonio Della Notte – e non ne possiamo più. Stiamo continuando così da un anno e non riusciamo più a resistere. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo ancora: il virus non si trasmette al ristorante. Abbiamo applicato tutti i protocolli e tutti i nostri clienti sono identificati. Non si risolve il problema chiudendoci se poi si continua ad andare in giro senza alcun controllo. E' più facile verificare l'identità e tracciare i contatti di un nostro cliente al tavolo che – come viene imposto – continua ad esibire i propri documenti. Per questo ho scritto al Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti chiedendogli un incontro. Bisogna risolvere questa situazione una volta per tutte». 

Della stessa idea sembrano essere anche gli ospiti delle pizzerie sul lungomare di via Partenope, tutt'altro preoccupati dalla folla che anche stamattina si è riversata in strada. «Non è in pizzeria che incontriamo i pericoli maggiori – affermano – ma accanto agli irresponsabili che camminano senza rispettare le regole. Il danno maggiore viene fatto da loro e da tutti quelli che continuano ad assembrarsi infrangendo le norme prescritte dal governo. Noi speriamo di poterci riprendere presto, ma in queste condizioni la strada sarà lunga e difficile. Dopo un anno di pandemia siamo veramente esausti».

 

 

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Il Mattino