Crac Deiulemar, spunta un tesoretto da 40 milioni

Crac Deiulemar, spunta un tesoretto da 40 milioni
In ballo ci sono qualcosa come 40 milioni di euro, quelli che in teoria potrebbero essere utili a dare un nuovo ristoro ai quasi tredicimila obbligazionisti della Deiulemar...

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In ballo ci sono qualcosa come 40 milioni di euro, quelli che in teoria potrebbero essere utili a dare un nuovo ristoro ai quasi tredicimila obbligazionisti della Deiulemar compagnia di navigazione, da più di un anno in attesa di nuovi fondi da aggiungere a quelli finora recuperati, pari a poco più del 3 per cento del capitale investito. Ecco spiegato il perché, alla prima udienza relativa alla galassia di piccoli e grandi appuntamenti di carattere giudiziario che attendono nel 2019 i truffati dal fallimento dell'ex colosso armatoriale capace di bruciare 720 milioni, di investitori ce ne erano diversi. Gente interessata a capire in particolare che fine faranno i beni mobili e immobili presenti nel trust Fusion, un contenitore da diverse decine di milioni che, secondo le attività investigative, sarebbero riconducili ad Angelo Della Gatta, uno dei maggiori imputati per il crac multimilionario, già condannato in secondo grado insieme al fratello Pasquale a undici anni e otto mesi, oggi a piede libero in attesa dell'ultima parola che spetterà alla Cassazione.

 
Un'udienza che in gergo tecnico potrebbe essere definita interlocutoria, se non fosse per il fatto che le parti in contrapposizione (gli avvocati difensori degli armatori e i legali che tutelano i componenti della curatela fallimentare della società di fatto) hanno scoperto le loro carte. I primi, i difensori di Della Gatta innanzitutto, ma anche quelli delle altre famiglie (in ballo c'è infatti la sorte di altri trust minori, come Darly, Future, nipoti Lembo e Yellow Cat), hanno avanzato una serie di eccezioni, a cominciare dal presunto difetto di competenza. «Per gli avvocati degli armatori - fa sapere Monica Cirillo, legale di diversi risparmiatori e componente del comitato dei creditori della compagnia di navigazione - ci sarebbe un difetto di competenza, visto che c'è chi ritiene che ad occuparsi del caso non debba essere la fallimentare di Torre Annunziata, bensì il tribunale delle imprese di Napoli». Senza dimenticare che, nel caso del trust Fusion, in ballo ci sarebbero anche società con sede legale all'estero. «Su un caso simile - ricorda ancora l'avvocato Cirillo - il tribunale si è già espresso, ritenendo che la competenza sia degli uffici di Torre Annunziata. Ma ci può stare che nel giudizio di merito venga nuovamente sollevata la questione».


Di contro, i difensori incaricati dalla curatela della società di fatto hanno chiesto di ammettere una serie di prove e testi a supporto della tesi che il trust sia da assegnare al fallimento Deiulemar. Sta di fatto che il giudice chiamato a decidere, Valentina Vitulano, già più volte interessata da vicende legate al crac della compagnia di navigazione, ha deciso di riservarsi la decisione e di aggiornare i lavori a data da destinarsi. Solo allora si conoscerà se il procedimento resterà all'attenzione dei magistrati di Torre Annunziata e se tutte le richieste formulate dalla curatela saranno o meno accettate. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino