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Venduti quattro beni immobili appartenuti agli armatori dichiarati falliti in solido attraverso la società di fatto: incassato poco più di mezzo milione di euro. È iniziato nel migliore dei modi il 2021 per gli obbligazionisti della Deiulemar compagnia di navigazione, la società il cui crac finanziario è stato dichiarato nel mese di maggio di nove anni fa e nella quale quasi tredicimila persone avevano investito oltre 720 milioni di euro.
E non solo perché la curatela fallimentare composta da Giuseppe Castellano, Massimo Di Pietro e Antonio Denotaristefani di Vastogirardi ha fatto sapere che nei giorni scorsi quattro dei cinque lotti messi in vendita tramite asta giudiziaria sono andati ceduti, visto che il ricavato sarebbe stato molto più consistente se fosse arrivata anche l'alienazione di Villa Gina, la dimora appartenuta in vita all'ex amministratore unico Michele Iuliano, uno dei tre fondatori del gruppo insieme a Giovanni Battista Della Gatta e Giuseppe Lembo. Abitazione nella quale ha poi vissuto la moglie di Iuliano, Maria Luigia Lembo, fino all'intervento della procedura fallimentare che ha acquisito l'immobile di via Tironi per metterlo a disposizione dei creditori.
La vera novità è che torna a muoversi qualcosa sul fronte dei possibili ristori in favore degli obbligazionisti, ristori che nel 2020 di fatto sono risultati bloccati.
Nessuna offerta è invece pervenuta per Villa Gina, il pezzo pregiato dell'asta: non è un caso che l'offerta minima richiesta era superiore a 1,9 milioni di euro. Una richiesta che potrebbe calare al prossimo appuntamento con la vendita in tribunale, allo scopo di provare ad assegnare l'immobile. E mentre si muove qualcosa in vista di un possibile minimo ristoro in favore degli obbligazionisti, resta irrisolto il nodo legato al processo penale che vede ancora coinvolti quattro degli armatori già dichiarati in via definitiva i responsabili del fallimento multimilionario. Ad inizio anno i rappresentanti del comitato Legalità e Trasparenza, stanchi di attendere i tempi della giustizia (da oltre un anno e mezzo la Corte d'Appello di Roma deve fissare, su richiesta della Cassazione, l'udienza per comminare le pene definitive a carico dei fratelli Pasquale, Angelo e Micaela Della Gatta e della figlia del defunto amministratore unico, Giovanna Iuliano) avevano scritto al ministro Bonafede, invocando un suo intervento per sbloccare una situazione che avevano definito non più tollerabile. Ma da allora nulla di nuovo è avvenuto.
Il Mattino