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La crisi al buio di Ischia mette i brividi. Tra le crepe del baratro economico, oltre la conta delle vittime provocate dal Covid-19, c'è il gelo sociale e il vescovo Pietro Lagnese lancia un nuovo appello per scuotere le istituzioni, scaldare il dibattito e invocare unità d'azione e di intenti. La povertà galoppante fa paura: è necessaria una cabina di regia coinvolgente per affrontare i temi cruciali sul territorio, e scavalcare i confini locali per portare all'attenzione del governo il pesantissimo prezzo che sta pagando la più frequentata località turistica della Campania, con migliaia di lavoratori ridotti alla fame. Un prezzo che si dilata a macchia d'olio. Occorre affrontare di petto l'emergenza indotta dalla pandemia: ci sono effetti devastanti per la stabilità di un'ampia fetta delle 23mila famiglie che vivono nell'isola verde. «Un sogno possibile per Ischia» è il titolo della lettera che il presule ha inviato ai sindaci ischitani, in concomitanza con i riti della terza domenica d'Avvento e, dunque, nella prospettiva del Natale. «Sono molto preoccupato per le condizioni in cui si trovano tante famiglie. Ed è anche questo il motivo per cui ho deciso di scrivervi», sottolinea monsignor Lagnese, che affonda i colpi con un'analisi approfondita della realtà insulare che ha specifiche peculiarità che non possono essere trascurate. «Non poteva non essere così, in un'isola dove si contano ogni anno quasi 12mila lavoratori stagionali impegnati nel settore turistico, ricettivo e ristorativo che nella scorsa stagione hanno lavoraro solo un mese o massimo due o, peggio, sono rimasti - almeno tremila - completamente senza lavoro». Non basta. Lagnese ricorda anche quelli che lavorano al nero o sono assunti con contratti precari, che non hanno ricevuto i bonus del governo. E racconta «le lunghe file di persone in attesa nei nostri centri di ascolto Caritas» e «le tante richieste che giungono alle nostre parrocchie».
Passando rapidamente dalle parole ai fatti, il vescovo quindi propone «alcune azioni concrete da avviare sinergicamente tra le varie amministrazioni comunali».
L'appello sembra aprire uno scenario nuovo. «Quello del vescovo Lagnese - sottolinea il sindaco di Ischia, Enzo Ferrandino - è un grido di allarme e di dolore. Noi sindaci viviamo con profonda tensione questa fase, provvedendo a graduali misure di sostegno per le famiglie. Credo che sia fondamentale non perdere l'invito che ci viene rivolto all'unità, con la preoccupazione di generare un maggiore confronto, facendo leva su un nostro coinvolgimento che è già forte. Il suo contributo non va trascurato e ci impegneremo in politiche di sinergia tra le sei amministrazioni». Ma intanto è proprio la Chiesa a mobilitarsi, tracciando in qualche modo la strada. È ancora il vescovo a evidenziarlo, quando nella lettera snocciola numeri e azioni coordinate dalla Caritas diocesana. Che «in pochi mesi ha distribuito circa 12mila voucher per buoni spesa» effettuando anche, laddove necessario, «il pagamento di utenze, fitti e spese di carattere sanitario» e dando inoltre «un forte contributo in ambito scolastico». Il lusso, le feste, i grandi eventi sembrano all'improvviso lontani anni luce da Ischia. Sogni effimeri, che il vescovo sostituisce con il sogno di un'isola «che sia laboratorio di civiltà e oasi di fraternità».
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