De Crescenzo, il dolore di D'Agostino: «Ben più importante di Camilleri, snobbato dalla cultura italiana»

De Crescenzo, il dolore di D'Agostino: «Ben più importante di Camilleri, snobbato dalla cultura italiana»
«Non se ne è andato solo Luciano, ma anche una parte della nostra vita. Tante feste, tante cene, tante telefonate...tante cose insieme condivise. Non era un...

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«Non se ne è andato solo Luciano, ma anche una parte della nostra vita. Tante feste, tante cene, tante telefonate...tante cose insieme condivise. Non era un personaggio. Io ne ho visti tanti: una volta raggiunto il successo diventano 'personaggì. Lui invece è sempre rimasto una persona, non è mai cambiato, è rimasto sempre lo stesso, senza mettersi maschere. Aveva risentimento nei confronti di una cultura italiana che lo snobbava. Come sempre succede, se sei ironico, sei un umorista, appartieni alla serie B. In Italia è stato sempre così». Così il giornalista e ideatore del sito Dagospia Roberto D'Agostino arrivando nella sala della Protomoteca in Campidoglio dove è stata allestita la camera ardente dello scrittore napoletano Luciano De Crescenzo, morto ieri a Roma all'età di 90 anni. «Questa cosa - ha proseguito D'Agostino - lo addolorava. Non riceveva neanche una recensione da parte della scena culturale italiana. Aveva una storia fantastica, era passato dai computer dell'Ibm a Socrate e Platone. Aveva la capacità di raccontare quello che accade a tutti noi nella chiave della filosofia greca. Un grandissimo divulgatore, pochi sono riusciti ad attirare così un pubblico che non ne sapeva nulla».

 
Poi D'Agostino, noto anche per le sue provocazioni, ha fatto un paragone con l'altro grande scrittore scomparso questi giorni: «Va bene Camilleri - ha detto - grandissimo romanziere, tante pagine... Però vedere che a Luciano una paginetta e via...lui è stato qualcosa di molto più importante. Ha portato un libro in casa di persone che non ne avevano neanche uno. Solo per questo andrebbe messo sugli altari». Chi potrebbe raccogliere il suo testimone? «Secondo me un grande attore sottovalutato, di 'filosofia napoletanà, è Vincenzo Salemme, che non viene preso in considerazione. Ma chi sta nel campo della battuta e del gioco perde sempre nei confronti degli intellettuali che non sanno far ridere nessuno, se non involontariamente». 
 
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Il Mattino