85 milioni di transiti nel 2017, circa 270mila al giorno, con ricavi che si attestano a 69 milioni di euro e un incremento di 3 milioni di euro di ricavi per il 2018 per effetto...
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L'idea di un collegamento rapido tra la parte occidentale e quella orientale della città è antica, risale ai Borbone, con Ferdinando II che nel 1853 disegnò quella prima ottecentesca tangenziale che è il corso Vittorio Emanuele. Un secolo dopo, nel 1968, cominciarono i lavori dell'attuale arteria. Che, completata e ampliata, resta l'unica strada veloce interna a una città, in Italia e in Europa, a pagamento. Un'anomalia clamorosa. Anche perché, come ricorda Fulvio Martusciello, anche l'Unione europea ha espresso parere favorevole alla liberalizzazione del pedaggio: «Prima si revoca la concessione a Tangenziale Napoli meglio è - dice l'europarlamentare - Stiamo combattendo contro le lobby». Posizione condivisa anche dai Verdi: «La revoca della gestione ad Autostrade sia l'occasione per liberare anche i napoletani dal pedaggio della Tangenziale che resta l'unica superstrada interna a una metropoli in Europa in cui si è costretti a pagare - dice il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli - La società è ancora presieduta da Paolo Cirino Pomicino, un segnale di cambiamento serio dovrebbe partire dalla sua rimozione».
Il pedaggio doveva servire a coprire i costi per la costruzione dell'arteria e terminare nel 2001. Poi, invece, il ticket è rimasto. Aumentando, più o meno sistematicamente. Risale al 2009 lo schema di Convenzione Unica tra Anas e Tangenziale, recepito dal Cipe con la delibera del 2010 che assegnava i «20,2 chilometri» dell'asse viario alla società affidataria che si faceva carico delle «attività di progettazione ed esecuzione degli interventi di adeguamento richiesti da esigenze sia di sicurezza che di mantenimento del livello di servizio e degli interventi di adeguamento della viabilità di servizio delle grandi aree metropolitane». Il piano prevedeva «nuovi investimenti per 92,5 milioni di euro». La concessione scade il 31 dicembre 2037, l'atto è firmato da Giulio Tremonti.
Nei 20 km della tangenziale sono comprese quattro gallerie e sette tra ponti e viadotti. Stando all'ultimo report disponibile sul ministero dei Trasporti, sono presenti 13 caselli con tessere, 24 manuali, 24 con cassa automatica e 20 Telepass. Gli investimenti dal 2009 al 2016 sono stati in media di 10 milioni l'anno, con un picco negativo di 5 milioni nel 2012 e 2013 e un rialzo fino a 12 milioni nel 2016. Nel periodo considerato il Piano finanziario prevedeva 91 milioni di investimenti, ma ne sono stati realizzati 11 in meno.
La spesa annuale per la manutenzione, invece, negli anni è calata sempre più, passando dai 9 milioni del 2009 ai 4 del 2016, un numero che sale a sei milioni nel 2017 utilizzati per la pavimentazione di svincolo e gallerie, rifare la segnaletica orizzontale e i giunti, sostituire le barriere di sicurezza sui cavalcavia comunali.
Stando al bilancio dell'anno scorso, i ricavi da pedaggi si attestano a 66 milioni, quelli complessivi a 69 milioni, in calo rispetto al 2016 per un crollo degli introiti da aree di servizio e pubblicità. La Tangenziale ha 358 dipendenti, 13 in meno del 2015, però il costo del lavoro continua ad aumentare, passando dai 34 milioni del 2015 ai 36,4 dell'anno scorso. Tra le principali attività eseguite nel 2017 c'è l'adeguamento sismico viadotto Capodichino e l'ampliamento della stazione Zona Ospedaliera. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino