De Majo si dimette da assessore, verifiche tecniche sui razzi nascosti in casa

De Majo si dimette da assessore, verifiche tecniche sui razzi nascosti in casa
Tecnicamente potrebbe trattarsi di un «accertamento dinamico in campo aperto su alcune sagome per valutare la capacità esplodente». È la nuova mossa...

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Tecnicamente potrebbe trattarsi di un «accertamento dinamico in campo aperto su alcune sagome per valutare la capacità esplodente». È la nuova mossa della Procura di Napoli, che punta a fare chiarezza sulla presenza (e sulla portata) di quei razzi trovati dalla Digos all'interno dell'abitazione di Eleonora De Majo, ex assessore alla cultura del comune di Napoli, e del suo compagno Egidio Giordano, attualmente assessore in una municipalità cittadina. Una mossa che emerge dal procedimento giudiziario approdato ieri mattina dinanzi al Riesame di Napoli, dove si sta discutendo del sequestro dei cellulari e di altri supporti acquisiti quindici giorni fa dalla Procura di Napoli, nell'ambito dell'inchiesta sulla commissione comunale per la realizzazione di una statua per Diego Maradona. Una vicenda nella quale De Majo e Giordano non risultano indagati, ma potenziali target di una pressione esercitata da hooligans e da esponenti della piazza oltranzista napoletana, desiderosa di imporre le proprie regole nelle stanze di Palazzo San Giacomo.

Ed è proprio in questo scenario che ieri la Procura ha depositato e reso note alle parti alcune informative, frutto del lavoro della Digos del primo dirigente Antonio Bocelli, che sembrano confermare lo stretto rapporto esistente tra teppisti della galassia ultra e l'assessore dimissionario alla cultura. Un mondo in cui, soggetti del calibro di Gennaro Grosso e Gianluca De Marino (entrambi noti alle forze dell'ordine per scontri e resistenza a pubblico ufficiale) sembrano intrattenere rapporti con la De Majo e Giordano, mentre spunta anche un'intercettazione dell'assessore comunale Giovanni Pagano (non indagato, ma intercettato mentre parla al telefono con De Marino). 

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Ma andiamo con ordine a partire dai razzi trovati venti giorni fa in casa del duo De Majo-Giordano. Inchiesta condotta dai pm Antonello Ardituro, Celeste Carrano, Luciano D'Angelo e Danilo De Simone, sotto il coordinamento dello stesso procuratore Gianni Melillo, c'è la richiesta al gip di svolgere un accertamento dinamico su quei razzi trovati De Majo-Giordano. Come è noto, in sede di perquisizione, la coppia di lotta e di governo ha minimizzato tutto, dicendo che si trattava di botti di natale dimenticati in un cassetto. Difesi dai penalisti Annalisa Senese e Alfonso Tatarano, ora attendono un probabile incidente probatorio per verificare la consistenza (e la pericolosità) di quei razzi. Rischiano di vedere aggravata la loro posizione. 

Ma torniamo alla storia della statua di Maradona. È un progetto inseguito in particolare da Gennaro Grosso, che - dopo la morte dell'asso argentino - si batte in due direzioni: creare una statua all'esterno del San Paolo, ma anche abbattere quella di Garibaldi, con un progetto che Grosso prova a spiegare a Giordano (che sul punto, quando sente parlare di buttare a terra Garibaldi, come per le statue di Saddam Hussein, lo interrompe in modo deciso).

È il 23 dicembre scorso, quando Gianluca De Marino, target dell'intercettazione parla con un tale Andrea Coppola (non indagato). Ed è a questo punto che De Marino informa l'amico sulla sua possibilità di esercitare pressioni sull'ex assessore alla cultura: «Posso chiamarla, mi sono visto la settimana scorsa e le dobbiamo fare tre grossi favori, è stata disponibile, le dobbiamo fare delle cose non indifferenti, per evitarle un sacco di figure di m...». E ancora: «Sta provando a gestire la cosa di Maradona, si mise a piangere, dicendomi di essere una ragazza di 34 anni chiamata a fare cose di cui non capisce nulla». Parole finite agli atti, ma prive di riscontro, che bastano da sole a tenere in piedi una domanda: quanti hooligans avevano la possibilità di fare la voce grossa con l'ex assessore della cultura a Napoli?

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Il Mattino