Se ne è andato Luigi De Sena, uno degli ultimi esponenti di un periodo irripetibile per la Polizia di Stato; uomo delle istituzioni, testimonial straordinario del Sud e della...
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Funzionario di polizia, aveva percorso tutte le tappe di una carriera di successo e sempre in prima linea. Della Polizia era diventato Vice Capo, con la responsabilità della direzione della polizia criminale. Per quel ruolo era stato nominato prefetto, per le sue competenze era stato spedito in una zona di frontiera: a Reggio Calabria, quale rappresentante massimo dello Stato, in una fase drammatica. Era il 2005, era stato da poco assassinato il medico Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale, esponente politico di spicco. Ebbe poteri particolari: responsabile del programma straordinario per la Calabria in materia di sicurezza e di contrasto. Non solo poliziotto e prefetto, anche esponente politico: nel 2008 fu candidato nel Pd da tecnico: eletto senatore, fu per cinque anni apprezzato vice presidente della Commissione Antimafia. Luigi De Sena era ammalato e nell’ultimo periodo le condizioni erano progressivamente peggiorate; la sua morte non è stata inattesa, eppure il cordoglio espresso ieri dal mondo politico e da quello istituzionale è stato ampio, molto più di quanto ci si aspettasse. Consensi unanimi e la sottolineatura di una particolare statura del personaggio. «Intelligente, perbene e simpatico», ha detto ieri al suo capezzale, con la voce rotta dalla commozione, Francesco Cirillo che appartiene ad una generazione più avanzata di poliziotti e che a De Sena era molto legato: a fine carriera ha occupato anche lui lo stesso incarico di Vice Capo con delega alla polizia criminale.
Un vanto per le istituzioni, lo hanno ricordato così i giovani e i vecchi poliziotti, a cominciare dal Capo Alessandro Pansa. De Sena era entrato in amministrazione nel ’68, anni difficili; suoi colleghi di corso furono personaggi come Arnaldo La Barbera, Carlo De Stefano, Ignazio D’Antona, Luciano Rosini. Erano legatissimi: si vedevano periodicamente, era rimasto il clima della spensierata gioventù. Aveva a casa, sulla scrivania, ben in vista una foto con tutti quei compagni di corso. Con una scritta a penna: «Una grande bellezza». Quella scritta è il senso della sua vita.
a. v. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino