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L'ultima tornata di ristori del 2020 è già partita e sui contributi a fondo perduto erogati a molte imprese in crisi è ormai tempo di bilanci. Dai dati divulgati dall'Agenzia delle Entrate per l'annus horribilis è possibile ricavare un quadro piuttosto significativo sull'impatto dei bonus sulle Pmi napoletane. I numeri restituiscono uno scenario complessivo simile a quello che si era già delineato nei mesi scorsi. I ristori riguardano una quantità di imprese molto rilevante, ma con importi mediamente abbastanza limitati e, soprattutto, risulta enorme il numero delle aziende completamente tagliate fuori dai benefici. Un esito, peraltro, abbastanza prevedibile, considerate le dimensioni colossali della crisi scaturita dall'emergenza sanitaria e le poche risorse disponibili. Ma le recriminazioni di tante categorie sono, comunque, sacrosante. E dal governo sta per arrivare un nuovo decreto che punta a rimediare alle storture già emerse nel 2020.
I sussidi elargiti alle Pmi di Napoli e provincia, prima con il Decreto Rilancio della primavera scorsa e poi con i Decreti Ristori autunnali, sono stati complessivamente 133.938, per un totale di 446,6 milioni di euro. Il numero delle erogazioni potrebbe ancora crescere perché per le aziende è prevista la possibilità di effettuare la domanda fino al 15 gennaio. Nei Decreti Ristori sono inclusi anche i contributi per le attività commerciali site nei centri storici e quelli per il Decreto Natale.
I criteri per la definizione degli importi sono stati identici in primavera e in autunno. I contributi spettavano alle Pmi che hanno avuto un calo del fatturato di almeno il 33% ad aprile 2020, nel confronto con lo stesso periodo del 2019. Il bonus è pari al 10 o 15% del totale del fatturato perduto. Da questo criterio derivano gli importi generalmente piuttosto modesti. «Il problema - spiega Massimo Di Porzio, presidente della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi - è che il calcolo andava fatto sulla differenza di fatturato tra un anno intero, perché se alcuni erano chiusi o hanno fatturato poco ad aprile 2019, come molte imprese turistiche, le somme sono bassissime. E questo riguarda tutti i ristori». Gli esercenti che hanno usufruito dei contributi sono, comunque, meno della metà del totale delle imprese. «Ci sono tantissimi codici Ateco - sottolinea il presidente di Confesercenti Vincenzo Schiavo - che non hanno avuto assolutamente nulla. Mi riferisco, ad esempio, agli agenti di commercio del settore turistico, alle aziende che fanno illuminazioni, a quelle che si occupano di pubblicità e a tante altre ancora. C'è un difetto di conoscenza da parte del governo. A Napoli sono 280.000 le imprese attive e registrate alla Camera di Commercio. Mentre quelle che hanno goduto dei ristori autunnali sono solo 47.000. Gli imprenditori esclusi soffrono tanto per la crisi e a questo devono aggiungere la beffa delle notizie sui ristori. E così si incupiscono ancora di più». Con il decreto Ristori 5 l'esecutivo potrebbe cancellare il criterio della perdita di fatturato valutata su aprile 2020, per introdurre norme che puntano a prendere in considerazione l'intero anno. E, nello stesso tempo, dovrebbe essere allargato il perimetro dei beneficiari.
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