Denuncia il racket nel Napoletano, estorsore preso con la mazzetta

Denuncia il racket nel Napoletano, estorsore preso con la mazzetta
Camorra accattona. Poco meno di un balordo, ma con atteggiamenti e modi da guappo che gli conferiva il fatto che girasse armato di una pistola, ha letteralmente perseguitato un...

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Camorra accattona. Poco meno di un balordo, ma con atteggiamenti e modi da guappo che gli conferiva il fatto che girasse armato di una pistola, ha letteralmente perseguitato un imprenditore di Grumo Nevano, imponendogli un pizzo da duecento euro a settimana. La via Crucis della vittima è terminata solo quando l'estorsore è stato pizzicato con le mani nel sacco dai carabinieri. Le manette sono scattate per Vito Lamanna, 30 anni, originario di Grumo Nevano ma da tempo residente a Casandrino, già noto alle forze dell'ordine, e che nel suo palmares criminale annovera anche una denuncia per tentato omicidio.


MANI NEL SACCO
L'uomo è stato bloccato dai carabinieri della caserma di Grumo Nevano, subito dopo aver riscosso una tangente di duecento euro, le cui banconote era state fotocopiate dai militari. Insieme a Vito Lamanna, i carabinieri hanno fermato ed identificato un 22enne di Grumo, la cui posizione è ancora al vaglio degli inquirenti e che comunque è stato denunciato in stato di libertà per concorso un estorsione. La somma è stata restituita alla vittima, mentre il malvivente, sorpreso in flagranza di reato per estorsione, su disposizione della Procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco, è stato portato a Poggioreale, in attesa dell'udienza di convalida.

 
L'arresto è scattato nell'ambito di un particolare piano di prevenzione e contrasto alle estorsioni imposte ai titolari delle attività produttive più a rischio, piano predisposto dal capitano Andrea Corazta, responsabile della compagnia dei carabinieri di Giugliano. E nel corso dei controlli sotto traccia delle aziende a rischio di estorsione nella zona di Grumo Nevano, città ad alta vocazione sartoriale e calzaturiera, i carabinieri della locale caserma, diretti dal maresciallo Antonino Bruno, hanno notato più volte e anche in orari diversi la presenza di Vito Lamanna nei pressi della ditta gestita dalla vittima. I militari hanno contattato il titolare, che in un primo momento ha cercato di minimizzare. Poi quando la vittima si è resa conto che le richieste estorsive non erano «una tantum», ma una vera e propria sistematica «tassa della malavita», stanca di subire minacce e intimidazioni armate, si è rivolta ai carabinieri denunciando l'estorsore.

I militari hanno preparato la trappola, fotocopiando e siglando le banconote destinate al pagamento del pizzo. I carabinieri si sono appostati nei pressi dell'azienda e hanno atteso l'arrivo dell'arrestato, che si è presentato puntuale al ritiro della mazzetta. E quando è uscito con duecento euro in tasca e ha aperto lo sportello dell'auto, a bordo della quale si trovava il 22enne, Lamanna ha avuto la sgradita sorpresa di trovarsi circondato dai carabinieri. L'uomo ha farfugliato qualcosa, scuse banali. Condotto in caserma si è ammutolito di fronte alle fotocopie delle banconote che i carabinieri gli avevano trovato in tasca. Poi gli è toccato il carcere.
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Il Mattino