Documenti nuovi, libretto fresco di stampa, nessun problema nemmeno per le revisioni: non mancava nulla per dare una nuova vita a un'automobile e, se necessario, anche una...
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La piccola centrale di contraffazione di documenti era tra i palazzi del rione Don Guanella, i militari hanno trovato attrezzature e matrici all'interno del vano ascensore di un edificio di edilizia popolare. In alcune borse e dentro una cassetta di legno c'erano 93 matrici per carte di identità e 13 per patenti, 150 carte di circolazione, 66 certificati di proprietà, 48 certificati di idoneità tecnica per ciclomotori e 503 tagliandi di revisione rilasciati dalla zecca dello Stato. Tutto nuovo, ancora in bianco, senza nessun dato né di intestatari né di veicoli. Nello stesso nascondiglio c'erano anche una stampante adatta a scrivere sulle patenti di guida e 3 timbri a secco con dati e simboli dei Comuni di Napoli, Frignano, in provincia di Caserta, e Vicenza. Patenti e documenti sono stati sequestrati e sono in corso indagini per verificare la loro provenienza, confrontando le denunce sui furti all'interno di depositi comunali o della Motorizzazione Civile; i documenti falsificati, stampati su materiale rubato, sarebbero apparsi come originali e sarebbero stati usati per la clonazione di automobili.
Chi gestiva la centrale di contraffazione scoperta dai carabinieri collaborava con una banda di ladri o ne faceva parte. Con la strumentazione e le matrici ritrovate era possibile fornire nuovi documenti personali, anche apparentemente emessi da altre città, e si potevano stampare certificati di revisione e di idoneità per simulare il superamento dei controlli di legge o passaggi di proprietà. Ma il punto forte dell'organizzazione era sicuramente la ricettazione di vetture e scooter. Per ripulire un mezzo servivano pochi minuti, il tempo di compilare il libretto e il certificato di proprietà da zero coi nuovi dati, presi da automobili o scooter simili; in questo modo era possibile spostarlo riducendo drasticamente i rischi: nel caso di un controllo non approfondito, l'automobile o la motocicletta sarebbero risultata completamente in regola e, con un nuovo nome, era possibile anche azzerare eventuali precedenti penali del guidatore che avrebbero potuto far nascere sospetti. I mezzi, con questa nuova vita, sarebbero poi stati usati o rivenduti a Napoli o sarebbero finiti nel circuito internazionale, spostati in altri Paesi dove sarebbero stati reimmatricolati sulla base dei documenti falsificati. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino