Don Maurizio Patriciello dopo la bomba in parrocchia: «Non ho paura per me ma così mi costringono a tenere lontani i bimbi»

Don Maurizio Patriciello dopo la bomba in parrocchia: «Non ho paura per me ma così mi costringono a tenere lontani i bimbi»
Accanto al confessionale della parrocchia del Parco Verde, in un silenzio totale si consuma una lotta allo sfinimento tra don Maurizio Patriciello e il suo cellulare, che assalito...

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Accanto al confessionale della parrocchia del Parco Verde, in un silenzio totale si consuma una lotta allo sfinimento tra don Maurizio Patriciello e il suo cellulare, che assalito dalle tante telefonate di solidarietà sembra essere il più stanco. È sera. È stata una giornata dura. Come tante. Don Maurizio, prete coraggioso e uomo pratico, non mostra stanchezza ma un dispiacere pesante come un macigno. Che lo piega nell'anima.

Una bomba davanti a una chiesa. Non era mai accaduto. E invece?
«Credo che chi ha fatto questa cosa orribile, voglia intimidire me e quello che sta facendo, con pochi mezzi ma con tanta partecipazione della parte buona della società, il Comitato che è nato su quell'altare. Intimidito no, ma sono dispiaciuto e non poco. Mi sanguina il cuore constatare che questa anime hanno intrapreso la via del male, lastricata di sangue. Mi chiedo, come prete: potevo fare qualcosa di più per evitare di perdere queste anime?»

E si è dato una risposta?
«La cerco nella fede verso nostro Signore. Che mi guida nel cammino da prete. Io raccolgo anime, la quintessenza di una persona o meglio l'immagine di Dio. La camorra raccoglie persone abbandonate a se stesse, che per condizioni di vita - orribili in questo posto la cui progettazione è stata condizionata dal maligno - dimenticate dalle istituzioni, senza lavoro, volgono verso il male. La camorra, qui, pretende un medioevo quotidiano. Non vuole che i ragazzini vadano a scuola, che socializzino tra loro e con il quartiere. Unico canale di dialogo e appartenenza resta la camorra».

Condizioni che tutti conoscono.
«E che io continuo a raccontare ogni volta con le stesse parole, che hanno un effetto devastante ma transitorio. Sono anni che chiediamo l'installazione delle telecamere, la cura del verde, l'assistenza dei servizi sociali ai quali le mamme non si rivolgono più perché hanno timore che per lo stato di povertà assoluta le tolgano i bambini».

Come vivono qui i bambini?
«È il pensiero che mi rattrista di più. Se sono un bersaglio, devo allontanarli da me. Non devono correre rischi. Mi risulta che ci sono circa 50 ragazzini tra i dieci e i 14 anni che non vanno a scuola. Dove finiranno? La risposta la conoscete già».

Qual è il significato di una bomba fatta esplodere davanti alla sua parrocchia?
«Per istinto rispondo: fatevi i fatti vostri. Con la ragione dico che quando tu illumini il buio del male, anche con la semplice presenza, anche con l'impegno quotidiano del rispetto delle regole e delle persone, e ora anche gridando forte un no chiaro ed inequivocabile alla camorra, questa reagisce. E più violenta è la reazione, più luce e partecipazione abbiamo messo in campo».

E lei si farà i fatti suoi ora?
«Certo, sempre. I fatti miei sono recuperare le anime perse, dare un senso di appartenenza e solidarietà alla comunità parrocchiale e a quella del Parco Verde, che considero il mio quartiere. Sono cosciente che posso ricevere del male, se hanno deciso di farmi male, potranno anche farlo. Potranno uccidere anche il corpo, ma la profondità del tuo sentire, della tua fede, della tua sete di giustizia e dell'amore verso gli ultimi non la toglieranno mai».

Ha ricevuto solidarietà?
«Tanto da colmare il mio cuore. Mi ha telefonato il mio vescovo, monsignor Angelo Spinillo, i preti del territorio, amici, politici, associazioni».

E dal Parco Verde?


«L'ho percepita a pelle. Me l'aspettavo e non sono deluso. Qui sono tutto spaventati, perché hanno attaccato la loro e la mia chiesa. Non verranno alla messa. Li capisco. Però sappiano che la celebrerò per loro. E pregherò per loro».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino