Don Maurizio Patriciello, assegnata la scorta: «Sono perplesso e preoccupato»

Don Maurizio Patriciello, assegnata la scorta: «Sono perplesso e preoccupato»
«Sono perplesso. Disorientato. Faccio il prete, e la mia chiesa è sempre aperta e la scorta che ho avuto in tutta la mia vita è quella della luce della fede....

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«Sono perplesso. Disorientato. Faccio il prete, e la mia chiesa è sempre aperta e la scorta che ho avuto in tutta la mia vita è quella della luce della fede. Ora mi tocca la scorta della polizia». È il commento a caldo di don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco Verde finito nel mirino della camorra che ha fatto esplodere una bomba davanti alla sua chiesa, dopo la decisione del comitato per l'ordine e la sicurezza che ha disposto lsa misura di protezione. Spaventato? «Non lo so ancora. Ma superato il momento di sorpresa, penso che chi sta indagando ha accertato che per la mia persona c'è un pericolo reale. Immediato. Che però non riesco a delineare. E questo mi angoscia di più. Ma sono fortunato, c'è la mia fede, che è ancora più forte, e mi piace pensare che anche il buon Dio in qualche modo ha posato il suo sguardo sulla mia povera persona. Non ci pensavo alla scorta, che ha fatto preoccupare anche il mio vescovo, monsignor Spinillo, che mi ha subito telefonato. Ma sono prete e obbedisco, e domani mi incontrerò con il ministro Lamorgese per darle il quadro della situazione a nord di Napoli». 

I preti. Quelli con il Vangelo e la Costituzione sotto braccio, che aiutano gli ultimi, che scuotono le coscienze, che stimolano la partecipazione consapevole. Altro che don Abbondio. Con don Maurizio Patriciello, sono adesso tre i sacerdoti sotto scorta: gli altri sono il napoletano don Luigi Merola e, a Roma, don Antonio Colucci. La misura di protezione per don Maurizio è stata decisa una settimana dopo averla assegnata a Biagio Chiariello, il comandante della polizia locale di Arzano minacciato di morte dal clan 167 e destinatario di un manifesto funebre che annunciava la sua morte. Protezioni di Stato scattate nel culmine della faida interna del clan 167 di Arzano, e che ha coinvolto come territorio di scontro Frattaminore, con l'esplosione di sei bombe e tre stese, Frattamaggiore con il raid intimidatorio a colpi di pistola contro le vetrine di tre pizzerie e il danneggiamento di alcuni furgoni di una autorivendita, e la stessa Arzano con il ferimento di Antonio Alterio, fratello del ras Raffaele, attualmente detenuto, e Raffaele Laperuta, a cui ha fatto seguito l'incendio della pizzeria Core a Core. Episodio gravissimi, su parte dei quali la Dda ha svelato i retroscena con sette arresti e 11 avvisi di garanzia nei confronti del gruppo criminale di Frattaminore facente capo a Pasquale Landolfo. Il gruppo, in forte contrasto con i Cristiano-Mormile (che, scacciato da Arzano dai Monfregolo, ha riparato a Frattaminore) che si è dovuto alleare con i Monfregolo per non soccombere. E proprio perché la prima linea di questa faida si è cristallizzata a Frattaminore, dove don Maurizio ogni sera torna a dormire nella casa paterna, gli investigatori hanno ritenuto di doverlo proteggere, considerandolo un bersaglio esposto a vendette o intimidazioni. 

Tra i primi a telefonargli è stato il senatore Sandro Ruotolo che con il parroco del Parco Verde ha dato vita al Comitato di Liberazione dalla camorra a Nord di Napoli. «Liberiamo le nostre terre dalla camorra, caro padre Maurizio, lo Stato ha deciso di proteggerti assegnandoti la scorta. Penso di poterti dire a nome di tutto il Comitato di liberazione dalla camorra che stiamo con te. Insieme, dobbiamo liberare le nostre terre dalla camorra», ha detto. Interpellato al telefono, il giornalista Mimmo Rubio, sotto scorta massima da un anno è mezzo per le minacce e una bomba fatta esplodere sul suo balcone dal clan 167, ha confermato: «Ci preoccupava molto la situazione di vulnerabilità di padre Maurizio, che a nostro avviso ha rischiato davvero tanto. Sia per le minacce subite mesi fa dalla camorra a Caivano fin dentro la chiesa, che per quelle recenti legate alla faida della 167 di Arzano che ha coinvolto l'area frattese. Lui è un faro nell'area a nord di Napoli, che ha dato riflettori e voce a questi territori pieni di criticità ed emergenze sociali, come ha ben rimarcato anche il procuratore Melillo nel corso della sua visita in parrocchia a Caivano». Solidarietà anche da Biagio Chiariello, che si è intrattenuto a lungo con don Maurizio, e da Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia. «È sempre un segnale triste quando lo Stato è costretto a proteggere con la scorta un suo cittadino - è il cmmento della senatrice pd Valeria Valente - ma è anche un dovere imprescindibile, perché è solo con un'alleanza solida tra istituzioni e società civile che si può riaffermare il valore della legalità». 

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Il Mattino