Draghi a Napoli per la firma del patto, il Comune evita il crac. Manfredi: ora la svolta

Draghi a Napoli per la firma del patto, il Comune evita il crac. Manfredi: ora la svolta
Al Maschio Angioino, dove alle 11 arriverà il premier Mario Draghi per firmare con un mese di ritardo il Patto per Napoli dal valore di un miliardo e 231 milioni e 437mila...

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Al Maschio Angioino, dove alle 11 arriverà il premier Mario Draghi per firmare con un mese di ritardo il Patto per Napoli dal valore di un miliardo e 231 milioni e 437mila euro, è tutto un brulichio di operai e tecnici. Chi rimette in sesto le fioriere, altri si attivano per lucidare gli ascensori e altri ancora vetri e ottoni. Insomma, la tensione per l'attesa firma del premier, che segna la ripartenza della città è palpabile, è nell'aria. Nella mattinata di ieri si sono visti anche gli agenti di scorta che seguono il premier che hanno perlustrato e bonificato il Castello e la Sala dei Baroni dove il presidente del Consiglio spiegherà il senso del Patto al sindaco Gaetano Manfredi e al Consiglio comunale. Il programma prevede come prima tappa di Draghi piazza Municipio e la firma, e a seguire un tour nella Sanità dove incontrerà la comunità ucraina che è molto consistente e don Antonio Loffredo, il parroco protagonista di quello che è già passato alla storia come Modello Sanità. Ovvero il ribaltamento dell'equazione Sanità uguale camorra per arrivare a quello Sanità uguale turisti, commercio, giovani che curano le straordinarie potenzialità del loro territorio. Qui Draghi dovrebbe ultimare la sua visita a Napoli per poi ripartire intorno alle 14 verso Roma. Unico fuori programma possibile è quello di una toccata e fuga in una pizzeria della zona per gustare la classica margherita. Eventualità che a oggi per motivi di sicurezza e di tempi stretti del premier sembra abbastanza sfumata. Quello che è certo è che il percorso che da via Vergini porta alla Basilica dove c'è don Antonio è stato sgombrato di tutto l'armamentario di cui necessitano i mercatini. Via tendoni ed esposizione di merce all'esterno fine dalle primissime ore del mattino di ieri. E nessuna resistenza da parte degli stessi commercianti che un po' si sono abituati e un altro po' si compiacciono per visite così importanti e prestigioso nel loro quartiere.

E che il momento sia molto sentito lo testimonia la presenza del sindaco che sta seguendo da vicino le operazioni che precedono l'arrivo di Draghi. Ieri Manfredi al Maschio Angioino ha seguito un convegno e ha iniziato a inquadrare anche la giornata di oggi, cioè come presenterà a Draghi - per la prima volta da premier a Napoli - la sua città: «Gli dirò che Napoli - racconta Manfredi - è una città con luci e ombre, con problemi legati alle difficoltà degli ultimi anni, con i suoi grandi divari interni ed esterni e le sue sofferenze. Ma che è anche la città che ha straordinarie potenzialità, una grande creatività ed è la città delle grandi opportunità che siamo pronti a cogliere». L'ex rettore entra nello specifico e spiega: «Stiamo mettendo in campo un grande progetto con il Pnrr e gli altri fondi. Il sostegno del governo per noi è molto importante, l'Italia ha grande bisogno di Napoli e Napoli ha grande bisogno dell'Italia. L'arrivo di Draghi è un segno della ritrovata centralità politica della città». Il Patto farà il primo tagliando tra sei mesi e Manfredi ha già le idee abbastanza chiare su cosa presentare a Draghi e alla Corte dei Conti, quali sono i passi in avanti da fare sul fronte dell'abbattimento del debito che è di 5 miliardi. Perché i soldi che stanzia il Governo sono una leva per rilanciare il Comune e la macchina amministrativa. Poi Palazzo San Giacomo ci deve mettere del suo. «Tra sei mesi - dice Manfredi - abbiamo fissato due passaggi fondamentali. Cioè l'inizio del percorso di valorizzazione del patrimonio edilizio e la riorganizzazione della struttura comunale con il nuovo piano di assunzioni. Questa tappa rappresenta la partenza di un percorso ben delineato nel Patto che ci consentirà di mettere in moto e riordinare le finanze comunali». Concretamente la prima tranche di fondi è di 54 milioni e 151 mila euro. Che serviranno per attivare una prima dismissione del patrimonio e un recupero dell'evasione fiscali pari a 13,5 milioni e 12,5 milioni. Così che a fine anno gli introiti complessivi saranno 80 milioni e 257mila euro. Il contributo complessivo a fondo perduto di un miliardo e 231 milioni di euro verrà erogato in quote annue fino al 2042. Nei primi 5 anni Palazzo San Giacomo incasserà mezzo miliardo. 

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Il Mattino