A Palazzo San Giacomo il decreto crescita in discussione alla Camera è seguito con trepidazione perché ci sono due punti che riguardano direttamente Napoli: vale a...
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Si tratta di 2mila assunzioni in tre anni. Con la delibera del piano triennale di fabbisogno del Comune di Napoli, approvata dalla Giunta esattamente un mese fa, che è stata inviata alla commissione per gli enti in predissesto al ministero dell'Interno. Nella prima seduta utile - prevista proprio domani - dovrebbe arrivare l'ok per l'avvio delle procedure di assunzione. Il semaforo verde sbloccherebbe lo scorrimento di tutti gli idonei delle diverse graduatorie del concorso Formez 2010 e la stabilizzazione di tutta la platea degli ex Lsu tra cui operatori cimiteriali, sorveglianti parco, esecutori tecnici cimiteriali, esecutori notificatori, oltre a 4 agronomi e 4 dirigenti da assumere con processi di mobilità, e altri 60 dirigenti da assumere nel biennio successivo tramite concorso pubblico. Tra stabilizzazioni di precari storici, scorrimento delle graduatorie e mobilità si arriverà ad assumere entro l'anno un totale di 712 unità, con un budget di 20 milioni. Nel 2020 le assunzioni previste sono 600, per tutti i profili con budget 18 milioni, e nel 2021 482 assunzioni per una spesa di 14 milioni e mezzo. A seguire da vicino la questione è il sindaco Luigi de Magistris: «Speriamo di ricevere la telefonata giusta - racconta - le notizie che abbiamo sono molto confortanti e devo dire che il viceministro Laura Castelli è sempre attenta, non ha mai fatto mancare la sua sensibilità sui temi degli enti locali. Credo che si possa fare molto e si deve fare perché con la quota 100 gli enti locali, e anche il Comune di Napoli, potrebbero andare in totale affanno».
Il sindaco ha citato la Castelli - del M5S - non a caso. Il viceministro proprio in queste ore ha chiarito la ratio del «fondo per pagare i debiti del Comune» in una intervista a Italia Oggi. Una misura che riguarderà solo i comuni capoluogo dell'area metropolitana - e Napoli ci rientra - e che sarà possibile paradossalmente grazie al debito di Roma. Nella sostanza Roma avrà la possibilità di rinegoziare il suo maxidebito e una parte delle economie dovute al risparmio andranno in questo fondo a finanziare il debito degli altri Comuni. Spiega la Castelli: «Abbiamo fatto un regalo agli italiani che fino ad oggi hanno pagato con le proprie tasse il debito di Roma. I risparmi generati dalla rinegoziazione dei mutui della Capitale andranno a finanziare un fondo per il concorso al pagamento del debito dei comuni capoluogo delle città metropolitane. Quello del debito dei grandi comuni è un tema politico non più rinviabile. Oggi lo Stato centrale può fare debito, ma se i comuni capoluogo fanno debiti rischiano il commissariamento. E il commissariamento significa tagliare i servizi ai cittadini». Si tratta di un emendamento al decreto crescita voluto fortemente dall'Anci dove c'è un risvolto politico che de Magistris non manca di sottolineare: vale a dire che da un lato la Lega non ha voluto l'ennesimo salva-Roma ma un provvedimento di cui possano beneficiare tutti gli enti in difficoltà. Dall'altro i 57 senatori pentastellati, che hanno fatto una interrogazione al Governo per commissariare Palazzo San Giacomo, si ritrovano il loro viceministro che salva anche Napoli. Così de Magistris, nel ricordare di essere stato «il primo ad alzare la voce contro un ulteriore provvedimento ad hoc per la città di Roma», sottolinea che «molti parlamentari di un certo partito hanno cercato di salvare sottobanco una sola città e sono gli stessi che poi in modo subdolo hanno tentato di fare un'operazione, subito smascherata e infondata, per arrivare al commissariamento di Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino