Non c'è molto da dire sul caso di Eleonora De Majo, militante dell'area che fa capo al centro sociale Insurgencia di Napoli, consigliere comunale e da poco...
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Eleonora De Majo ha scritto che lo Stato di Israele è uno Stato assassino, che il sionismo è nazismo e che i sionisti stessi sono dei porci. Messa alle strette, per l'incauta ottusità di queste affermazioni, ha provato a trarsi d'impaccio nascondendosi dietro lo scudo della senatrice Liliana Segre. Ma la senatrice si è fatta elegantemente da parte e il nuovo assessore è rimasta nella compagnia imbarazzante di sé stessa, restituita impietosamente alle proprie responsabilità. Tutti, giustamente, si sono chiesti cosa sappia mai, l'assessore De Majo, del sionismo e dei sionisti (sarei anche curioso, per la verità, di chiederle cosa sappia del nazismo e della stessa Palestina, dei conflitti che alberga, delle loro radici e così via).
Ma c'è una domanda più urgente che forse varrebbe la pena di porsi e di porre al nostro assessore. Cosa sa, infatti, Eleonora De Majo di sé stessa, della cultura politica all'interno della quale si agita e blatera, delle sue matrici ideologiche e della mitologia di cui sono popolati i suoi giudizi affidati alla rete? Non credo che la signora De Majo abbia mai letto il libro di Michele Battini, Il socialismo degli imbecilli, uscito ormai quasi dieci anni fa e che spiega molto bene cosa succeda alla tradizione antigiudaica europea con la Rivoluzione francese e la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Nel quadro dell'emancipazione giuridica degli ebrei, la nascita dello Stato liberale e lo sviluppo dell'economia di mercato assistono alla trasformazione della secolare accusa rivolta agli ebrei di praticare l'usura in una forma di anticapitalismo che farà degli ebrei i capri espiatori perfetti in tutti i momenti in cui la crisi economica determinerà il peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari. Indipendentemente dal fatto che gli ebrei siano dei capitalisti o dei proletari. L'antisemitismo, dunque, nel corso dell' Ottocento si politicizza e staccandosi dalle sue storiche radici teologiche si offre ad usi del tutto nuovi. Attraverso la mediazione di alcuni intellettuali come il socialista utopista Alphonse Toussenel, allievo di Fourier, e soprattutto Proudhon, questo tipo di antisemitismo penetra pure in alcuni strati del movimento operaio, ammantandosi della presunta giustificazione della lotta di classe.
Nel Novecento questo camuffamento anticapitalista dell'antisemitismo sarà a disposizione di molti, sia all'estrema destra che sul fronte opposto dei militanti per la rivoluzione sociale. D'altronde, anche ai giorni nostri l'anatema contro banchieri ed ebrei riassume alla perfezione la visione socialista di molti imbecilli del tempo presente. Oggi a sinistra questo stesso antisemitismo si serve della questione palestinese per legittimarsi agli occhi di chi mai vorrebbe sapere di essere imparentato con i fabbricatori dei famigerati Protocolli dei Savi di Sion, ma i termini della questione restano immutati.
Allora la questione è la seguente: che cosa ne sa della sua storia l'assessore De Majo, cosa sa di quelle idee senza parole che lavorano al fondo dell'immaginario politico dell'estrema sinistra in cui si muove con tanta incauta baldanza la giovane rappresentante del centro sociale Insurgencia? Leggere i libri, anche quelli che sembrano lontani dalle proprie convinzioni, non sarebbe male per la signora De Majo che assomiglia moltissimo in questa circostanza al maldestro di Raymond Queneau in Esercizi di stile. Un post su Facebook in meno e qualche pagina stampata in più potrebbe essere uno scambio conveniente per l'incolto assessore alla cultura. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino