Elezioni 2022, in Campania M5S a valanga: i sindaci tradiscono il Pd, Fdi tiene

Elezioni 2022, in Campania M5S a valanga: i sindaci tradiscono il Pd, Fdi tiene
La partita nell'uninominale in Campania - 21 parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama - si chiude con 11 eletti per il M5s e 10 per il centrodestra. Nessun collegio a Pd...

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La partita nell'uninominale in Campania - 21 parlamentari tra Montecitorio e Palazzo Madama - si chiude con 11 eletti per il M5s e 10 per il centrodestra. Nessun collegio a Pd e progressisti, niente rielezione per Luigi Di Maio sconfitto dall'ex compagno di partito Sergio Costa nel collegio camerale di Napoli/Fuorigrotta mentre il Terzo polo si ferma sopra il 5 per cento, al di sotto della media nazionale malgrado il sostegno annunciato da alcuni nomi di peso fuoriusciti da Forza Italia. Questo in sintesi il quadro che le urne consegnano in Campania dove il partito dell'ex premier Giuseppe Conte conquista la leadership ottenendo 797.815 voti che fruttano anche quattro seggi proporzionali al Senato e 6 alla Camera. I Cinquestelle viaggiano praticamente incontrastati a Napoli e nell'area metropolitana mentre nelle altre province cedono il passo alla coalizione di centrodestra che raccoglie in totale 764.825 voti (33,24%) facendo registrare un forte balzo di Fdi, sull'onda nazionale, ma denotando d'altronde, il fallimento del progetto Lega che riesce a strappare solo due seggi proporzionali, uno alla Camera e uno al Senato. Tra i collegi vinti dal M5s spicca quello di Giugliano dove la senatrice uscente Mariolina Castellone ottiene una delle percentuali più alte d'Italia: il 44% battendo tra l'altro Davide Crippa, suo ex collega capogruppo alla Camera del M5s poi passato con Di Maio. 

Conte e lo Stato maggiore del M5s hanno puntato tutto sulla necessità di difendere il sussidio di cittadinanza in un territorio dove i percettori del Reddito toccano soglie record (229mila famiglie a maggio in Campania, contro le 224mila dell'intero Nord, 161mila nella sola area metropolitana di Napoli con un importo medio di 637,18 euro): il boom del M5s premia la scommessa politica dell'ex premier di Volturara Appula, e questo non solo perché a Napoli città il M5s sfonda la soglia del 41%. Pur lontano dal successo ridondante del 2018, l'esito del voto di domenica evidenzia come il M5s sia il primo partito in molti grandi comuni della provincia partenopea: Giugliano, Pozzuoli, Castellammare, Torre del Greco, Torre Annunziata, Acerra (qui tocca il 52%), Nola, Pomigliano mentre a Sorrento lo score è 20% e qualche decimale testa a testa con Fdi. Fuori dalla provincia di Napoli, il M5s è la prima lista a Caserta e Aversa sebbene poi in questi territori la coalizione di centrodestra sia risultata, nel suo complesso, predominante. Insomma, un'«onda gialla» che conquista in Campania uno spazio politico importante ma che rischia di confinare il M5s soltanto nel recinto del Mezzogiorno. Un pericolo che sia lo stesso Conte (eletto a Milano) sia il presidente della Camera uscente Roberto Fico, hanno ben chiaro tanto da sottolineare come «crediamo nella centralità del Sud e nel sistema Paese ma non siamo la Lega del Sud». Eclatante resta però il dato dell'astensionismo: in Campania si è recato alle urne solo il 53,27%, ben 15 punti in meno del 2018 con la regione che è terzultima per votanti, davanti solo a Calabria e Sardegna. 

Il centrodestra a trazione Fdi conquista tre seggi uninominali al Senato in Campania 2: Giovanna Petrenga, vicinissima a Giorgia Meloni, senatrice uscente che mantiene il seggio di Caserta; l'imprenditrice Giulia Cosenza nel collegio Benevento-Avellino e Antonio Iannone a Salerno. Molto al di sotto delle aspettative il risultato del Pd che raccoglie 365.388 preferenze al Senato (15,8%, dunque al di sotto del risultato nazionale) mentre fa addirittura peggio alla Camera dove in Campania/1 si ferma al 14,2 e in Campania/2 addirittura al 12,5. Da notare anche la poco brillante performance ottenuta dal partito di Letta nelle città. Il miglior risultato i Dem lo ottengono ad Avellino con il 26% ma questo non è bastato a far eleggere alla Camera il candidato del fronte progressista, il consigliere regionale Maurizio Petracca, battuto dall'ex ministro Gianfranco Rotondi sostenuto dal centrodestra. Va detto che il capoluogo irpino si conferma altro solido bastione del M5s che ottiene in città il 23%. A Napoli il Pd si ferma al 16,8%, a Caserta al 18,4. A Salerno i Dem prendono il 25% trainati dalla contestuale candidatura del vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola (battuto però nel collegio uninominale dal candidato di centrodestra Pino Bicchielli) e del figlio del governatore De Luca, Piero, eletto al proporzionale. Insomma, anche a Salerno sia per l'onda d'urto del M5s (22 per cento in città), sia per il successo del centrodestra (con Fdi al 21,4) l'effetto De Luca non c'è stato. Ma, in sostanza, è tutto il fronte progressista che in Campania mostra un netto ritardo anche nel confronto al 26,1% conseguito a livello nazionale: al Senato si ferma al 21,4 in Campania/1 e al 23,1 in Campania/2. Alla Camera ancora meno: 21,6 e 18,1 nelle due circoscrizioni. Non entusiasma il risultato di AzioneIv che ottiene 121.336 voti al Senato e poco più di 60mila alla Camera (Campania 1): insomma, un 5 per cento che «rappresenta una buona base di partenza» ma che certo - vista l'emorragia di uomini, voti e maggiorenti da Forza Italia - appare come un risultato al di sotto delle aspettative. 

Ricordate le polemiche furiose scaturite in occasione della presentazione delle liste dei candidati? «Penalizzata l'appartenenza ai territori», era la protesta più diffusa. Bene: il responso delle urne sembra smentire questo assunto. Prendiamo il Pd. I Dem hanno candidato nel proporzionale nomi di peso, campioni collaudati nelle preferenze come Lello Topo (parlamentare uscente ed ex sindaco di Villaricca), la consigliera regionale Loredana Raia, l'ex presidente del consiglio regionale Rosetta D'Amelio, tutti molto radicati nei loro territori di provenienza (l'area nord di Napoli, la zona torrese-stabiese, l'alta Irpinia) ma questo non è bastato né ad arginare il calo complessivo di consensi per il Pd né a limitare l'avanzata del centrodestra né, tanto meno, a contrastare la preponderanza del M5s. Sempre in casa Pd, solo nel proporzionale è riuscito a passare l'ex deputato ed ex consigliere regionale Stefano Graziano (radicato nell'area aversana) mentre sia a Caserta, sia ad Avellino, ha pesato sul risultato dei Dem la spaccatura verificatasi sulla leadership regionale del partito, culminata con la rinuncia alla candidatura da parte dell'ex sottosegretario Umberto Del Basso de Caro (zona Benevento-Avellino) e dal sostanziale disimpegno da parte dell'attuale presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero (nel Casertano). 

Un'ultima annotazione sul presunto partito dei sindaci al quale il Pd ha spesso fatto appello. Bene: in Campania non ha funzionato. A Caserta il primo cittadino Carlo Marino, numero uno regionale Anci, aveva puntato tutto su Liliana Trovato, consigliera comunale, arrivata soltanto terza nell'uninominale alla Camera; a Salerno il sindaco Vincenzo Napoli e tutti i sindaci deluchiani non sono riusciti a determinare la conquista per il fronte progressista di un solo seggio uninominale (né alla Camera, né al Senato); a Napoli il sindaco pd Gaetano Manfredi, fautore del campo largo, fatti salvi gli eletti dem al proporzionale, si ritrova con una delegazione parlamentare di riferimento composta di soli Cinquestelle. 

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Il Mattino