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L'assenza, questa volta, viene considerato uno strappo. Mai, infatti, sussurravano ieri nelle stanze dell'Unione industriali di Napoli, era accaduto che un candidato sindaco disertasse il confronto con gli imprenditori. Ed ecco che ci sono, nell'ordine, Alessandra Clemente, Catello Maresca e Antonio Bassolino ma non Gaetano Manfredi che rimane il convitato di pietra dell'incontro organizzato dagli imprenditori. E il suo presidente, Maurizio Manfellotto, non può che farlo notare, con toni abbastanza duri, alla platea.
L'ex rettore della Federico II, che ha già dato forfait ad altri appuntamenti con gli avversari, non si sposta dalla sua linea comunicativa e in una lettera, che legge ieri il numero uno di palazzo Partanna, spiega come «in questa fase ho preferito un colloquio diretto con i tanti mondi rappresentativi della nostra città. Tra questi certamente vi è il mondo imprenditoriale di Napoli e della sua area metropolitana: con esso ho infatti avviato il confronto in questi tre mesi».
La risposta di Manfellotto è lapidaria e segna, comunque, una frattura tra gli imprenditori partenopei e il candidato di centrosinistra. «Pur rispettando la sua scelta, diciamo chiaramente che non possiamo condividerla: una cosa sono evidentemente i fondamentali confronti promossi dai media, altro il confronto con una componente sociale strategica e cruciale come quella dell'imprenditoria.
Naturale che gli avversari di Manfredi ne approfittino per mettere benzina nel proprio motore. Anche se, a onor del vero, anche loro sembrano meravigliati dell'assenza. «Capisco con i media ma mi auguravo che in questa sala venisse nell'interesse della città chiosa Bassolino; «Preferisce incontri nelle stanze chiuse», infilza invece la Clemente e così Maresca sulla stessa linea che più volte sciabola contro il suo diretto avversario nel confronto moderato dai direttori de Il Corriere del Mezzogiorno (Enzo D'Errico), il Mattino (Federico Monga) e il capo dell'edizione napoletana di Repubblica (Ottavio Ragone). Confronto anticipato, come è prassi istituzionale alla vigilia delle elezioni, da un documento programmatico stilato dagli industriali partenopei. Documento in cui gli industriali chiedono ai candidati di chiarire alcuni punti: il ruolo di sindaco della città metropolitana; attrattività per gli investimenti di rilancio; un nuovo dialogo istituzionale e uscire dalla logica dell'isolamento partendo dallo sviluppo del porto che da solo «costituisce la prima azienda cittadina, producendo circa il 15 per cento del Pil regionale, per un'occupazione di circa 8 mila addetti tra diretti e indotto». Poi due ore di confronto in cui i tre non si punzecchiano mai. Con Bassolino che strappa un applauso e Maresca che attacca il governatore De Luca («Il salernocentrismo ha penalizzato Napoli»). Poi su un eventuale ballottaggio e sul dopo emergono due certezze: Clemente e Bassolino, si intuisce, rimarranno in consiglio comunale. Mentre il magistrato, anche se si dice sicuro di arrivare al ballottaggio, aggiunge un fendente: «Ma eventualmente non farei mai votare, questo è sicuro, Manfredi».
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