Elezioni comunali a Napoli, grandi manovre nel Pd contro le primarie: «Un nome unitario»

Elezioni comunali a Napoli, grandi manovre nel Pd contro le primarie: «Un nome unitario»
È tutto da decidere nella prossima manciata di giorni. Entro fine aprile, senza andare oltre. È l'ultimo miglio dell'exit strategy per decidere il candidato...

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È tutto da decidere nella prossima manciata di giorni. Entro fine aprile, senza andare oltre. È l'ultimo miglio dell'exit strategy per decidere il candidato di centrosinistra per palazzo San Giacomo. «Ormai i tempi sono maturi», si lascia andare anche il segretario napoletano democrat Marco Sarracino a cui i vertici nazionali del partito hanno fatto chiudere, con il suo intervento, i lavori dell'assemblea Pd di due giorni fa. Un dettaglio che in politica e nei partiti è anche sostanza. Specie se il segretario nazionale Letta ha chiarito come per le amministrative dei grandi comuni al voto non ci saranno scambi di caselle o schemi prefissati perché decideranno i territori.

Di certo il segretario Letta si lascia mano libera sulle primarie: «È uno strumento che mi piace ma va usato quando è ritenuto necessario dai territori», ha ribadito anche nell'ultima assise. Tutto legato (anche) al dialogo con i 5 Stelle che non sempre fila liscio. E se a Bologna e a Napoli c'è, a Roma non è mai partito mentre a Torino stenta a decollare. Anzi proprio il capoluogo partenopeo è la punta più avanzata di questo dialogo che potrebbe concretizzarsi comunque con uno dei tre nomi messi in campo (il presidente della Camera Roberto Fico e gli ex ministri Gaetano Manfredi e Enzo Amendola). 

Come rilancia proprio Sarracino nell'intervento (citato da Letta nelle sue conclusioni) in assemblea: «È ovvio che nel nostro campo ci debbano stare i Cinquestelle. Parlo per la mia federazione, Napoli: abbiamo una coalizione, abbiamo un programma, siamo per la prima volta da quando è nato il Pd il primo partito della città, lo scorso anno proprio con l'alleanza con i 5 Stelle abbiamo vinto in comuni nei quali proprio grazie a Renzi avevamo perso. E saremo pronti nelle prossime settimane, in collaborazione totale con il segretario nazionale, a presentare un candidato unitario». Un nome, aggiunge Sarracino, «accompagnato da un nuovo gruppo dirigente selezionato non in base all'età o alla fedeltà ma in base alla qualità della battaglia e di una offerta politica finalmente credibili che certifichino la rigenerazione di un partito che per troppi anni più che un risolutore di problemi è stato il problema». Un finale in cui si mette anche una pietra tombale sulle primarie, pietra dello scandalo nel Pd nazionale per ben due volte e che hanno condannato i democrat al disonore dell'uscita al primo turno senza arrivare al ballottaggio. 

Ora però è in questa settimana che il risiko inizia a prendere forma. A cominciare dal tavolo di coalizione fissato per mercoledì o giovedì tra gli alleati napoletani e il faccia a faccia, proprio per discutere di palazzo San Giacomo, tra Enrico Letta e Marco Sarracino a Roma. Sempre nella settimana che si apre oggi. Senza contare che a Napoli, più che i mal di pancia di alleati grandi e piccoli, tocca risolvere il malessere del governatore De Luca riottoso non tanto ad un patto con i grillini ma all'ipotesi di Roberto Fico candidato sindaco.

Serve per questo, e sinora non c'è stato, un colloquio diretto proprio tra Letta e De Luca per affrontare la questione. Fermo restando che tutto il gruppo dirigente democrat napoletano (dal segretario Sarracino passando ai grandi elettori come Lello Topo e Mario Casillo) si è pronti a chiudere senza esitazioni su un nome della tripletta. Che sia Amendola, Fico o Manfredi. Con l'unico distinguo del capogruppo in Regione Mario Casillo che preferisce Fico o Amendola e non Manfredi, il cui fratello, il consigliere regionale Massimiliano, insiste nello stesso collegio elettorale di mister 43mila preferenze. «Sciocchezze che si risolvono in un minuto», dicono però tra i democrat napoletani. L'unico scoglio, quindi, se si punta su Fico rimane il governatore De Luca ma su questo punto sarà direttamente il segretario nazionale a doverci lavorare. 

Lo scenario napoletano, infine, si vedrà plastico al tavolo di metà settimana. Dove, per ora, solo i Verdi e Italia Viva (che hanno già schierato il parlamentare Gennaro Migliore) si presenteranno con la richiesta di primarie. «Noi siamo pronti a misurarci con idee e contributi sedendoci al tavolo del centrosinistra per offrire alla città un sindaco e una coalizione autorevoli», auspica il segretario regionale del Psi Michele Tarantino. Mentre Enzo Varriale, segretario dei moderati, già avverte: «Il Pd chiarisca se vuole correre in solitaria o in coalizione». Mentre dal Centro democratico pure attaccano: «È passato più di un mese da quando si è conclusa l'ultima riunione nella quale il segretario del pd aveva preso l'impegno della presentazione di un documento nel quale si sarebbe tracciato il preambolo sull'alleanza». 

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Il Mattino