Elezioni comunali a Napoli, De Luca prepara il piano B: un candidato con i centristi

Elezioni comunali a Napoli, De Luca prepara il piano B: un candidato con i centristi
Insofferente, ecco in questi giorni il governatore Vincenzo De Luca è insofferente al clima politico. Intendiamoci, per ora De Luca è ancora dentro la grande...

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Insofferente, ecco in questi giorni il governatore Vincenzo De Luca è insofferente al clima politico. Intendiamoci, per ora De Luca è ancora dentro la grande coalizione però lo è molto meno rispetto a qualche giorno fa: «Non è stata detta una sola parola sul Sud» ha risposto a chi gli chiedeva di Mario Draghi premier in pectore. Per l'ex sindaco di Salerno l'ammiccamento al movimentismo di queste ore è vero fumo negli occhi. Bisogna aspettare la fine dei giochi per il Governo, con tutti i ministri al loro posto e le poltrone di sottogoverno bene incasellate - magari anche una comoda per il figlio Piero - per capire l'aria che tirerà dalle parti dell'ente di Santa Lucia nelle prossime settimane. Certo è che De Luca un piano B lo ha varato, o almeno ce l'ha nella testa: un'alleanza e un candidato con i centristi per Napoli e giocarsi anche qui la partita fino in fondo se necessario anche oltre il Pd.

De Luca è uno a cui il partito è stato sempre molto stretto, quindi il confine per lui tra il dentro, il fuori o l'essere di lato è molto labile. È una vita che va avanti così figuriamoci se si tratta di giocare la partita per Napoli, la città più importante del Sud. L'umore del governatore al momento lo descrivono bene quelli che gli sono accanto: «Ci si incontra troppo e si combina poco» e si sa che De Luca si considera l'uomo del fare. C'è chi giura che non lo si è «mai visto così attento alle dinamiche su Napoli». Una consapevolezza del ruolo centrale del capoluogo anche per il suo futuro che è una novità. La sostanza è che De Luca ha nel mirino il mondo grillino e pare di capire che anche un candidato come Roberto Fico - un diversamente grillino - non gli vada comunque a genio. E sta lavorando con il mondo moderato e in particolare con il numero uno di Centro Democratico e amico di sempre Raimondo Pasquino, l'ex rettore storico dell'Università di Salerno. Non solo, un patto che si rifà a tutte le sigle del moderatismo civico, in particolare quelle che lo hanno accompagnato alla riconferma in Regione. Ovviamente in questa area ci starebbe bene Italia viva che trova porte sbarrate nel centrosinistra e nella sinistra. È utile ricordare che Iv ha appoggiato De Luca alle regionali e a Napoli e in Campania i renziani hanno ottenuto il miglior risultato: sopra il 7 per cento rispetto a una media nazionale sotto di tre o quattro punti. E secondo De Luca ci starebbero bene anche quei moderati che provengono da altre esperienze, nella sostanza gli orfani di Fi. Un piano B di cui non si sa ancora chi sarà il candidato. Il nome di Gaetano Manfredi è il sogno perché unitario accontenterebbe De Luca, il Pd e anche il M5S: sarebbe difficile dire di no all'ex rettore. Ma lui, Manfredi, resta scettico e a sua volta starebbe pensando alla presidenza del Cnr. «Napoli ha bisogno di essere governata - racconta Pasquino - serve un dialogo con tutte le Istituzioni. Serve una legge per fare sì che il debito possa essere gestito, un rilancio della Città metropolitana che non deve essere solo un ente economico. Nell'ambito del centrosinistra bisogna riscrivere le regole del buongoverno che mancano da 30 anni e aprirsi veramente al civismo». 

Dal Pd non sono fermi: tutti i segretari dei circoli dem lanciano un appello «all'unità per Napoli» che sembra una campanella suonata per Antonio Bassolino. «La nascita del Governo Draghi in questa emergenza - si legge - rafforza l'impostazione ed il percorso delineato in maniera unitaria dal segretario Zingaretti. Anche a Napoli finalmente siamo usciti dall'isolamento politico che ci aveva caratterizzato in questi anni». Per i segretari dei circoli è «prioritario e necessario lavorare per l'unità delle forze politiche, civiche, collettive ed individuali che si riconoscono nel campo riformista, progressista, ambientalista ed europeista che anche recentemente si è confrontato con il nostro partito su temi importanti come quello del Recovery. Rompere questa unità significherebbe favorire le destre della Meloni e di Salvini». 

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Il Mattino