«Sono stata contattata in mattinata e mi hanno detto che manderanno da Napoli personale idoneo per farmi votare, perché appartengo al loro seggio ospedaliero. Solo...
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Ma cosa è successo? Il sindaco di Boscotrecase, Pietro Carotenuto, è su tutte le furie: «Su un Comune di 10mila abitanti è ricaduta una responsabilità ingestibile». Proprio il comune vesuviano, infatti, dove ha sede il Covid Hospital, è stato designato come referente per il seggio ospedaliero e per quello detto speciale. Cioè un «seggio mobile» che sarebbe dovuto andare in giro per tutti i 56 Comuni dell’Asl 3 Sud per fare esprimere il voto a domicilio ai positivi in quarantena. Un territorio vastissimo che va da Sorrento a Tufino, da Agerola a Poggiomarino, da Massalubrense a Cercola. Ma, dice Carotenuto, i presidenti di seggio hanno rinunciato uno dopo l’altro e il voto domiciliare non è partito. Il seggio si è finalmente costituito in serata, dopo «un’intera giornata passata al telefono con il prefetto», dice il sindaco, che protesta duramente: «Una logica assurda, in quanto evidentemente ogni Comune doveva occuparsi dell’organizzazione del voto domiciliare dei propri residenti sottoposti a regime di isolamento fiduciario. Scriverò una nota al ministro dell’Interno. È vergognoso scaricare sulle spalle di un sindaco di un piccolo paese la responsabilità e l’organizzazione di una macchina così complessa che meriterebbe poteri e risorse straordinarie».
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Se dunque dalla tarda serata di ieri il seggio mobile - del quale fa parte il personale sanitario, adeguatamente attrezzato, dell’Asl 3Sud e dello stesso ospedale boschese - ha cominciato a mettersi in moto verso le abitazioni dei positivi in isolamento, resta tutta in piedi l’altra questione, quella del «divieto» di voto per il rinnovo del consiglio comunale. A Sorrento la restrizione investe addirittura un candidato sindaco, Marco Fiorentino, e due candidati consiglieri inseriti in liste a suo sostegno, l’avvocato Antonio Maresca e il medico Giuseppe Marzuillo. Che non potranno votare per se stessi. Ed è stato Maresca a impugnare la disposizione, con una pec inviata alla prefettura di Napoli, al Comune di Sorrento, all’Ufficio elettorale regionale e al ministero dell’Interno. «Nel significare che la incapacità organizzativa degli Enti interessati - scrive Maresca - non è motivo valido alla contrazione del proprio diritto costituzionale all’esercizio del voto, il sottoscritto chiede che gli venga consentito senza ostacolo e indugio l’esercizio del proprio diritto, riserva ogni azione e tutela».
La protesta e una buona dose di stupore accomunano i «reclusi» del Covid da una parte all’altra della provincia. Nei Comuni al voto, però, la disposizione era nota come spiegano i funzionari degli uffici di San Giorgio a Cremano che già venti giorni fa avevano sollevato la questione in Prefettura: «Per il voto domiciliare di non ammalati di Covid ci si organizza in un modo, diverso è il caso quando va garantita la tutela della salute a presidenti e scrutatori. San Giorgio fa capo al seggio dell’Ospedale del Mare e anche Ercolano, non avendo sul territorio una struttura ospedaliera dotata di seggio speciale, fa riferimento a quello di un ospedale napoletano». E così l’elettore ammalato di Covid o in quarantena a casa è considerato come cittadino italiano, campano ma non anche del suo comune di residenza. «Finalmente, alle 21.40 il presidente e gli scrutatori, in tute protettive, sono arrivati alla mia porta e ho potuto votare», racconta a sera Annabella. «Meglio di niente, ma non aver potuto dire la mia sul futuro della città in cui abito mi pesa. Anche perché continuo a pensare che se il tampone di controllo me lo avessero fatto nei tempi giusti, probabilmente sarei potuta andare al seggio». Ma questa è ancora un’altra storia.
(ha collaborato Francesca Mari)
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Il Mattino