Elezioni suppletive a Napoli, M5S tratta con il Pd ma cerca il suo nome

Elezioni suppletive a Napoli, M5S tratta con il Pd ma cerca il suo nome
Nel movimento ormai è il caos. Si naviga a vista senza che nessuno riesca a capire quale sarà la rotta. L'immagine plastica è di ieri mattina quando il...

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Nel movimento ormai è il caos. Si naviga a vista senza che nessuno riesca a capire quale sarà la rotta. L'immagine plastica è di ieri mattina quando il blog annuncia, senza che nessuno ne sapesse nulla, le parlamentarie per scegliere il candidato per il collegio del Senato di Campania 7. Parlamentari napoletani e consiglieri regionali, l'apprendono così. A Freddo. Alla sprovvista. Quando da giorni è chiaro, anche a loro, come ci si sia avviati ad una trattativa per scegliere un nome con il Pd. Magari anche riferibile al proprio campo, come pure hanno offerto i democrat in vista di un patto in vista delle regionali.


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Da qualche giorno tutti sanno dell'ipotesi. Con i buoni uffici del presidente della Camera Roberto Fico e un gruppo di parlamentari che hanno capito come bisogna andare in questa direzione per evitare che la nave grillina possa finire sugli scogli. Tra le fughe dal partito, le prossime espulsioni per i mancati rimborsi e la ormai concretezza che le regionali di fine mese in Emilia e Calabria regaleranno una percentuale tra il 5 e il 9 per cento. Un disastro per un partito che oggi ha più parlamentari in entrambe le Camere. E oggi un accordo serve più al Movimento che ai democrat. Partendo proprio dal collegio di Napoli che, due anni fa, segnò la maggior percentuale in Italia. «Meglio un accordo che perdere. Qua rischiamo tutti», dice un deputato M5s assai preoccupato della situazione. Senza contare come, sempre nelle stesse ore, alcuni parlamentari mettono in discussione proprio il totem grillino per eccellenza: la piattaforma Rousseau. E chiedono di staccarlo dal movimento ed affidarlo ad un comitato di garanti e non più al solo Casaleggio jr. Mentre tornano le consultazioni interne per individuare le candidature alle elezioni vere e proprie. «Si tratta di correre per i collegi uninominali di Camera e Senato attualmente vacanti - è lo scarno avviso del Blog M5s - per dimissioni, cause naturali, accettazione a rivestire altri incarichi istituzionali non compatibili». E, quindi, le suppletive nel Collegio uninominale Lazio 1 per la Camera, in quello Campania 7 e 2 in Umbria per il Senato. E per il seggio lasciato vacante per la scomparsa di Franco Ortolani la scadenza fissata sono ore 12 del 14 gennaio 2020.

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Ma c'è un piccolo caso che aleggia in una giornata scandita da veleni e sospetti: la stessa deadline vale anche per candidarsi alla carica di «facilitatore» regionale del movimento. Cosa c'entra? Sembra, ma il condizionale per le vicende grilline è ormai un obbligo, che sia solo un caso dettato dal non far accavallare le due selezioni. E comunque se in regola con i requisiti ci si può candidare per entrambe le cariche. Il problema però è tutto il vaudeville che si scatena ieri nel mondo, non solo campano, dell'M5s. Non si capisce, infatti, perché per un collegio uninominale si proceda per le parlamentarie quando per le politiche del 2018 molti dei nomi (proprio nei collegi) furono scelti direttamente da Luigi Di Maio per cercare di allargare alla società civile. Ma proprio molte di quelle scelte sono ora nell'occhio del ciclone perché parliamo di chi ha sbattuto la porta per andarsene via. È il caso di Gian Luigi Paragone o di Francesco Urraro, ex presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Nola, quest'ultimo convinto proprio da Di Maio, a scendere in campo. Ma entrambi sono passati armi e bagagli alla Lega. Due addii fatti pesare a Di Maio. Per questo ora qualcuno dice che sia stato proprio il ministro il regista per evitare di prendersi la responsabilità delle scelte.

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Naturalmente le selezioni grilline hanno lasciato di stucco anche i democrat. Che però non demordono. «Riteniamo che ci siano ancora i margini per trovare un nome con l'M5s e rispettiamo le loro discussioni interne», premette il segretario del Pd di Napoli. Ma Marco Sarracino è determinato e avverte: «Questo però non significa che la discussione, laddove ci sia, possa essere spinta tropo lontano. Perché non c'è molto tempo». Scade infatti sabato 18 il termine per presentare i nomi in corsa per il collegio. «Altrimenti - conclude il segretario democrat di Napoli - noi siamo pronti a mettere in campo una proposta forte ed autorevole senza attendere nessuno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino