Anziché chiarirsi, la situazione si sembra rimanere per certi versi uguale. Si attendevano le suppletive del seggio al Senato ovviamente per il risultato ma anche per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Per il Pd questo voto doveva essere ed è un test importante. Lo sottolinea anche Ruotolo non appena è chiara la sua vittoria: «È un risultato straordinario: la sinistra qui partiva dal 20 per cento ma insieme abbiamo vinto e quindi sarà difficile per il futuro non tener conto di questo risultato politico enorme», dice al suo comitato.
Il segnale che se la sinistra, magari con i grillini, si tiene assieme si può battere il centrodestra anche per la corsa di palazzo santa Lucia. Il candidato dell'M5s, certo, è stato battuto ma non abbastanza da dare i grillini per morti nel collegio dove nelle politiche 2018 presero la percentuale più alta d'Italia. Se ne discuterà anche nella prossima direzione nazionale del Pd spostata prudentemente da domani alla settimana prossima. Solo quindi quando sarà messo tutto bene a fuoco.
Da giorni infatti è ormai chiaro come in attesa del test la politica si sia fermata. Anzitutto a guardarla dall'angolazione del Pd, il maggior partito del centrosinistra. Con i democrat convinti che per salire agevolmente a palazzo Santa Lucia debbono per forza stringere un'alleanza larga che comprenda tutto il centrosinistra. Dai renziani al gruppo di Calenda ad Articolo passando per il sindaco de Magistris sino ai grillini senza farsi prendere dall'idea di essere autosufficienti, o quasi, con la ricandidatura naturale del governatore uscente De Luca. Perso tutto il Mezzogiorno e già in bilico la Puglia (per la corsa solitaria di Italia Viva) si pensa ad un piano B che battezzi un terzo nome, alternativo all'ex sindaco di Salerno e al ministro dell'Ambiente Sergio Costa messo in campo dai grillini. Un terzo nome che possa fungere da catalizzatore, o almeno è quello che ipotizza il segretario nazionale per convincere i grillini che non digeriranno mai la candidatura di De Luca. Nemmeno con accordicchi da prima repubblica che passano per incarichi in giunta.
Ma, già in campagna elettorale da mesi, c'è il governatore De Luca che difficilmente si farà mai da parte. Specie se ancora oggi non c'è alcun ipotesi di accordo. Senza contare come il voto di ieri sia trasformato per lui in una inaspettata freccia nel suo arco. Non tanto l'esito del voto quanto il crollo enorme dell'affluenza. Come se l'elettore medio di centrosinistra non abbia affatto gradito un nome «neutro» per saldare l'alleanza. E da stamani questo sarà un altro scenario con cui fare i conti. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino