«Ho sempre detto ai miei figli che avrebbero dovuto lasciare Napoli e quello che è accaduto l'altra sera rafforza il mio convincimento». Sono le parole di...
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Le urla della studentessa, amica della fidanzata di Salvatore, hanno richiamato l'attenzione di alcuni passanti ed è grazie al loro intervento se il pestaggio non si è trasformato in qualcosa di ancor più grave. «Senza il loro aiuto - aggiunge la signora Antima - forse oggi saremmo qui a raccontare altro. C'è stata una parte della città che ha saputo reagire, che non è stata indifferente ed è a quelle persone e all'amica di mio figlio che va il mio ringraziamento. Salvatore ha rimediato un trauma cranico e ne avrà per almeno dieci giorni». Il ragazzo, studente universitario (frequenta il secondo anno di Giurisprudenza), vive con la sua famiglia a Marano. Papà commerciante, mamma insegnante, ha un sogno nel cassetto: diventare magistrato. «Mi ha detto - racconta ancora mamma Antima - che dopo l'esperienza dell'altra notte è ancor più convinto della scelta. Mio figlio è cresciuto con valori sani, non ha mai frequentato cattive compagnie. Ha un alto senso della legalità e del vivere civile. Ora è frastornato, impaurito, choccato, ma so che non rinuncerà ai suoi sogni e ai suoi ideali. Io, del resto, lavoro a Scampia e ho lavorato per qualche tempo anche al parco Verde di Caivano. Ho sempre avuto, però, tante soddisfazioni dai ragazzi definiti difficili. Ho sempre creduto in questa città, nelle sue possibilità di ripresa, ma oggi mi sento sconfitta. Non credo - aggiunge ancora la docente - alla storia di Gomorra e a quella degli esempi che arrivano dall'esterno. Credo piuttosto che tutto ruoti attorno all'educazione familiare. È triste doverlo ammettere: ma occorre togliere i figli a chi non sa seguirli, a chi non sa dare loro la giusta educazione ed esempi positivi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino