Com'è triste Napoli nel celebrare i quarant'anni dell'«Estate a Napoli», nel rendere a Valenzi il sacrosanto merito dell'intuizione di aver...
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Nulla va tolto ai tanti artisti coinvolti in quest'edizione del quarantennale, ma il modello Valenzi non c'entra niente: quello era frutto del desiderio di rimettere Napoli al centro di una scena culturale che le spettava di diritto, del rivendicare gli spazi di socializzazione giovanile, di riflettere su radici e ali, ma anche su stereotipi e folklorismi, su napoletanità e napoletanismi.
Autarchica, con pochi soldi - mamma Regione davvero non ha voglia di spendere nel capoluogo di regione - e ancor meno idee, l'estate a Napoli 2019 guarda a Valenzi come al parente ricco (di soldi chissà, di idee e coraggio di sicuro). Certo, quello era l'unico, forse l'ultimo, gioco in città, oggi c'è la movida ad ogni angolo di quartiere, la colonna sonora neomelodica o trap o reggaeton che sia è garantita, i teatri hanno riaperto, c'è persino il Teatro Festival e grandi jazzisti spuntano dovunque, persino nei centri commerciali, come quello di Marcianise.
Ma in quelle sere non si offriva soltanto intrattenimento e un po' di compagnia ai napoletani (di turisti non parlava nemmeno l'Ente per il Turismo, non erano proprio anni), ma un modello di sviluppo della città. Oggi che, insieme ai napoletani, ci sarebbero anche i turisti - tanti, e giovani, e desiderosi di vedere, vivere, ascoltare, scoprire, napoletanizzarsi - ne servirebbe un altro, quello di Valenzi/Nicolini ha fatto il suo tempo, facendo intanto vivere meglio a noi il nostro tempo. L'estate dei lupi non sembra avere un progetto, assomiglia a una somma di cartelloni minori, cartelloncini, per così dire.
Ps. L'«Estate a Napoli» 1980 fu ancora più clamorosa, e divenne modello per le estati a venire: il 19 settembre 1981 Pino Daniele incantò i duecentomila di piazza del Plebiscito con il suo storico supergruppo, il 17 luglio 1982 i Rolling Stones conquistarono il San Paolo. I semi di Valenzi avevano attecchito, Napoli sognò il suo primo rinascimento, poi rimorì, poi risognò, poi... Oggi festeggiamo gli ottant'anni del maestro Mariano Rigillo con un applauso lungo uno spettacolo, ma, per favore, non azzardiamo paragoni con le estati di Valenzi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino