Ex Meb, svolta dopo due anni: ad Acerra la nuova fabbrica

Ex Meb, svolta dopo due anni: ad Acerra la nuova fabbrica
Via libera alla costruzione del nuovo capannone della Sbe-Varvit ad Acerra. Il sito industriale sarà realizzato dall'imprenditore romagnolo Alessandro Vescovini, ormai...

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Via libera alla costruzione del nuovo capannone della Sbe-Varvit ad Acerra. Il sito industriale sarà realizzato dall'imprenditore romagnolo Alessandro Vescovini, ormai noto in Campania come uno dei protagonisti della vicenda dell'ex Meridbulloni di Castellammare di Stabia. La fabbrica stabiese ha chiuso definitivamente a dicembre del 2020 e durante le settimane di trattativa che sono seguite il nome di Vescovini è balzato agli onori della cronaca per la sua decisione di avviare al sud una parte della produzione della sua azienda di Gorizia e impiegare gli ex operai di Castellammare.

Il nuovo progetto, secondo quanto fa sapere l'azienda, dovrebbe essere realizzato entro l'anno nel polo industriale di Acerra, prevede un investimento di 30 milioni di euro e consentirà, una volta in funzione, l'ampliamento della capacità produttiva di Sbe-Varvit. Ad oggi l'azienda del gruppo Vescovini, tra i leader mondiali nella produzione di giunti meccanici di fissaggio, conta cinque stabilimenti in Italia e uno in Serbia, al servizio di 5.000 clienti distribuiti in più di 70 Paesi.

Dal punto di vista occupazionale, sono 63 gli operai campani impiegati al nord: 21 erano già dipendenti della Meridbulloni e hanno seguito Vescovini con la promessa di rientrare appena fosse stata avviata la produzione nel nuovo stabilimento. Mentre sono 42 i giovani periti industriali campani assunti nel corso di questi mesi. «Siamo felici di poterci finalmente insediare in Campania, un territorio dalle grandi potenzialità dove contiamo di espandere nel tempo la nostra presenza» ha detto l'imprenditore romagnolo, spiegando che il risultato può essere possibile «anche grazie all'abbondanza di manodopera qualificata, sempre meno disponibile nei nostri territori di riferimento, in particolare in Friuli-Venezia Giulia, ma anche nelle vicine Slovenia e Croazia». Poi un accenno velato alla vicenda che ha vissuto: «Siamo grati alla Regione Campania e ad ASI Napoli per la totale collaborazione ricevuta, grazie alla quale ci è stato possibile gestire tempistiche purtroppo più lunghe del previsto». 

Un tempo lungo, ha commentato Alessandro Vescovini, facendo riferimento, come si diceva, all'intrecciata vicenda che ha seguito la chiusura della Meridbulloni e la crisi occupazionale che ne è seguita. L'industriale avrebbe voluto insediarsi a Torre Annunziata, a poca distanza dall'opificio stabiese, nei capannoni della Damiano Motor's. Secondo l'imprenditore romagnolo, per quell'area, inutilizzata per anni, sarebbe dovuto scattare quanto prevedono la legge nazionale 448 del 1998 e la legge regionale 6 del 2012. In buona sostanza, le industrie che hanno cessato la loro attività da almeno tre anni possono essere riacquisite dai consorzi, l'Asi in questo caso.

Vescovini aveva avviato le trattative per l'acquisizione dell'area, trattative che si erano poi arenate. C'erano anche state manifestazioni di protesta e l'imprenditore romagnolo aveva anche presentato una serie di denunce in Procura, contro i sindacati che si opponevano all'investimento a Torre Annunziata e anche per far luce sul reale utilizzo del capannone nell'ex zona industriale oplontina. Di fatto oggi, diventa reale l'ennesima pccasione persa dal territorio torrese-stabiese, sia in termini di investimento economico sia lavorativo. La fascia di costa resta un'area depressa che ha inseguito progetti di sviluppo spesso arenati o mai decollati. 

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Il Mattino