Il metabolismo del dolore, o anche delle notizie drammatiche, tende a nascondere, se non a cancellare i ricordi. Per cui, ai molti, il nome di Luigi Sica dirà poco o niente...
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Nel punto in cui Luigi venne ucciso, il papà, Ciro, ha poi costruito una piccola edicola commemorativa che agenti municipali, zelanti quanto rapidi, rimossero subito, tra le proteste degli abitanti di Santa Teresa e Sanità, perché si trattava di «manufatto abusibo».
Il 16 gennaio 2013, a sei anni dalla morte di Luigi Sica, è stato piantato un albero di mandorlo e una lapide commemorativa nel luogo del suo accoltellamento, da un'iniziativa promossa dalla III Municipalità, dal Comune di Napoli e dalla Fondazione Pol.i.s. presenti con loro rappresentanti.
Un albero in memoria di un ragazzo non ucciso direttamente dalla camorra ma dalla «mentalità camorristica», che porta alla violenza per una banale parola di troppo, in questo caso per uno sguardo di troppo.
Questo l'antefatto. Oggi la situazione è completamente mutata per la famiglia sica, in peggio! lo denuncia Giuliana Di Sarno, presidente della terza municipalità: «Da vittime della criminalità a senza tetto». Di Sarno punta il dito sull'emergenza abitativa che ha colpito la famiglia di Luigi Sica. Da questa notte Anna, Ciro e il fratello di Luigi sono senza un tetto perché sfrattati dal vecchio appartamento e in una grave situazione di povertà.
«Dal 16 febbraio 2016, data in cui sono stata messa a conoscenza dello sfratto ho inviato tre note ufficiali al sindaco Luigi De Magistris, all'assessore al Patrimonio Sandro Fucito e alla Curia- spiega Di Sarno - per cercare una soluzione per questa situazione di emergenza abitativa, ignorata dal Comune di Napoli. Ma l’amministrazione si ricorda di loro solo durante le manifestazioni per le vittime innocenti della criminalità e solo la Curia ha generosamente fatto una donazione».
«I genitori di Luigi, nonostante siano costretti a incrociare gli occhi dell' assassino, ora in libertà, e a vedere la lapide, sull'albero della fondazione Polis per Luigi continuamente vandalizzata, continuano ad essere un esempio di legalità - ha detto Di Sarno- al Comune di Napoli non chiediamo regali o sconti ma la tutela della famiglia di una vittima innocente della criminalità comune che versa in drammatiche condizioni di povertà» .
«Questa famiglia ha una grande dignità e non vuole sconti o regali ma bisogna tutelare i loro diritti e aiutare chi invece di fare atti di forza e occupare abusivamente delle case, continua a rispettare la legalità - insiste Di Sarno facendo riferimento a Villa De Luca, in via Nuova San Rocco, attualmente ancora abusivamente occupata».
«I genitori di Luigi, il fratello e la sorella, vivono in un quartiere dove incrociano ancora gli occhi dell’assassino, ora in libertà- conclude Di Sarno- e vivono in un quartiere dove la lapide dedicata a Luigi in quanto vittima innocente della criminalità installata dal Comune, dalla 3a Municipalità e dalla Fondazione Po.l.is viene vandalizzata in continuazione, basta andare in via Santa Teresa degli Scalzi dove c’è il mandorlo a lui dedicato e si può notare che manca da mesi la lapide».
Interviene la mamma di Luigi, Anna Sica: «Non ho avuto giustizia, l’assassino e il complice dell’uccisione di mio figlio sono liberi, ormai viviamo in un incubo - dichiara Anna, 49 anni - chiediamo solo che le istituzioni si interessino a noi e una casa che vogliamo assolutamente pagare ma che sia dignitosa e alla nostra portata».
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Il Mattino