Accordo tra Federico II e Parco Archeologico di Pompei: «Volano di sviluppo per tutto il territorio»

La cooperazione tra la più antica università laica e statale del mondo con il sito archeologico più noto del globo

Gabriel Zuchtriegel e Matteo Lorito
Analizzare la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e culturale degli scavi di Pompei ampliando lo sguardo anche verso tutte le...

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Analizzare la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dell’immenso patrimonio storico e culturale degli scavi di Pompei ampliando lo sguardo anche verso tutte le aree archeologiche vesuviane circostanti, incluse nella competenza del sito Unesco. È l’obiettivo dell'accordo quadro siglato oggi tra l’Università Federico II di Napoli e il Parco archeologico di Pompei.

L’intesa, sancita dalla firma congiunta del rettore federiciano, Matteo Lorito, ed il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, ha una durata quinquennale volta a rafforzare le sinergie già in essere tra le due istituzioni campane. Consentendo ai circa dieci dipartimenti coinvolti di mettere a disposizione del Parco archeologico le tante competenze presenti all’interno dell’ateneo per promuovere ricerche tematiche e progettuali destinate ad avviare programmi di restauro del patrimonio costruito e paesaggistico, di ampliamento e miglioramento della fruizione dei suoi siti.

«Pompei – racconta il rettore della Federico II, Matteo Lorito - è una realtà talmente complessa e multidisciplinare: è una città a tutti gli effetti di circa 70 ettari a cui l'Ateneo oggi è in grado di dare sostegno in tanti modi». «Questo nuovo accordo quinquennale – precisa Lorito rammentando le collaborazioni già svolte in passato - è molto più ampio di quelli stipulati in precedenza, ormai scaduti, e ci consente di riuscire ad utilizzare, finalmente, tutto il nostro potenziale scientifico, tecnico e culturale per aiutare il Parco che, terminato il Grande Progetto Pompei, oggi si lancia verso un futuro interessante perché multi tematico e non solo legato alle visite archeologiche».

Il patto che guarda al domani, tra ricerca e promozione turistica, costituisce difatti una “cornice istituzionale” dentro la quale definire ed attuare le diverse collaborazioni che dall’Architettura fino all’Agraria coinvolgono quasi ogni dipartimento dell’Università partenopea. Delineando la lodevole e duratura cooperazione tra la più antica università laica e statale del mondo con il sito archeologico più noto del globo.

«Con questo accordo – chiarisce il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - abbiamo due eccellenze che si mettono insieme per lavorare sulla tutela, la conservazione, la ricerca e su prospettive di accessibilità, fruizione e valorizzazione. Parliamo infatti di una collaborazione su tutti i livelli: dalla formazione ai progetti che sviluppiamo insieme. Ovviamente non pensiamo solo all'archeologia e al restauro, che sono i nostri alleati naturali, ma a tutte le discipline che possono dare un contributo al nostro sito come ad esempio l'agricoltura per la valorizzazione delle nostre aree verdi anche per dare uno stimolo e una prospettiva di sviluppo al territorio».

La sottoscrizione dell’intesa è stata, inoltre, un’occasione per illustrare le tante ricerche multidisciplinari attualmente in corso tra l’università e il Parco archeologico. Come, ad esempio, lo studio dal emblematico titolo «Pompei dentro e fuori le mura» che coinvolge ben 6 dipartimenti dell’ateneo, in particolar modo quello di Architettura, con l’intento di ripensare i confini della città romana attraverso uno sguardo ampio che mira a contrastare il cosiddetto “turismo mordi e fuggi”.

«Questo progetto, per cui il Parco Archeologico ha anche finanziato la Federico II – illustra Renata Picone, ordinario di restauro architettonico del Dipartimento di Architettura federiciano e direttrice della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio di Napoli - è volto a legare Pompei ai cosiddetti siti minori, minori solo per dimensione chiaramente, come ad esempio la maestosa villa di Oplontis a Torre Annunziata».

«Da un punto di vista urbanistico – precisa Picone, che insieme al docente Vincenzo Morra è anche tra i responsabili scientifici dell'Accordo -  il tema è quello di mettere in relazione il Parco archeologico con gli 8 siti minori che dipendono dal sito di Pompei al fine di innescare processi di trasformazione economica e sociale che, partendo dai beni culturali, diventano un volano di sviluppo per tutto il territorio».

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Il Mattino